Profezia
Mi scuserete se farò digressioni non nella dimensione pubblica, che è il mio mestiere, ma in quella dentro. Praticamente girerò la maglia della salute dal verso che appare l’ etichetta e non si cela.
Senti nelle anime che hai come versi di un canto antico, in dialetto, nella lingua intima tua.
Senti che esistono cose che hanno un prima e un dopo. Sì un poco come facciamo a contare il tempo i giorni misurandoli con un evento: Cristo su questa terra.
Sono cose che mica mi sono inventato io, sono cose nella vita degli uomini.
Isaia, nella Bibbia, annunciò la futura nascita del Messia. “Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figliuolo, e gli porrà nome Emmanuele” (Isaia 7:14).
Come vedete sono cose che si vedono anche se ancora non ci sono e forse ci saranno, anzi sono.
Daniele, un altro profeta, esordisce con “ebbi una visione”.
E la visione era sulla fine, sul tempo prossimo del finire nello scontro acerrimo tra un capro e un montone, tra Persia e Grecia. Le visioni, le profezie, sono cose che portano qui tra gli uomini il disegno di Dio
Nei tempi dopo la profezia si perde perché la realtà la rende vera, ma…
Ho trovato incredibile il fascino della Grecia con la sua libertà, con la differenza tra Sparta e Atene eppure con lo stesso spirito di vita. La Persia, che paura un regno di Re senza libertà. Mica dico cosa è giusto e cosa sia ingiusto, i tempi che corrono sono persiani e non greci ma? È in Grecia che ho conosciuto la libertà di parlare nell’ Agorà, il coraggio di reggere in 300 a mille e mille senza nome, ma ciascuno dei 300 con il suo nome.
Così nell’ animo mio sento che domani sarà diverso perché inverso il tempo dell’evento che verrà ma noi ci prepariamo nel tempo dell’ avvento
Ecco, qui mi fermo perché il tempo scorre e dentro, talvolta, prende il sopravvento il dolore e sotto vento c’è il dolorante.
Ebbi una visione e non era di tempesta, c’era una festa ma l’animo ferito non vide clamore ma la fine e l’ orchestra non aveva ancora donato la prima nota.

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