La chiara di San Giovanni, una tradizione che si sente ancora
Ricevo un ricordo di Isabella De Renzi, sulle tradizioni della notte di San Giovanni . Una storia che ha a che fare con i riti del solstizio d’estate che la Chiesa fece proprio, come per Natale solstizio d’inverno, per farsi accettare non buttando via le tradizioni popolari ma inglobandole. E il nodo di chi nulla aveva oggi era di “sperare” nel domani e per farlo leggecano le cose. In questa notte si cercano velieri per navigare domani con il vento buono. Ringrazio Isabella per averci donato il racconto, per aver ricordato il suo ricordo. (L.G)
La notte del 23 giugno, come da tradizione, mia madre ‘metteva la chiara alla finestra’, cioè immergeva l’albume dell’uovo in una bottiglia che poi posava sul davanzale affinché san Giovanni, passando, le lasciasse ‘un segno’, un simbolo. Vascelli, castelli turriti e culle in gran copia. La mattina del 24, un po’ assonnata e curiosa andavo a scoprire il responso di san Giovanni. Di certo quel segno, che ognuno poteva interpretare a suo modo, era indubbiamente presagio di novità, di buona fortuna, di fertilità. C’è voluto Ernesto de Martino a darmi le risposte che non sapevo trovare in quel rito strambo. A un certo punto la Chiesa controriformata ha tolto alle classi subalterne la possibilità di credere nella possibilità di pensare a un un mondo nuovo, magico, nel quale queste potessero riscattarsi dalla fame, dalla sfortuna di giorni cupi e poveri… Nasceva la modernità che separava per sempre la lettura del mondo, da una parte la scienza dall’altra la tradizione. Il libro della natura da quel momento doveva leggersi con occhi nuovi, differenti. Discorsi complicati, ricordati in maniera bislacca, ma importanti. Sacche di subalterni, parti cospicue del popolo però nei secoli a venire hanno continuato a leggere il libro della natura a modo loro, come facevano gli avi, che avevano imparato dai primitivi che guardavano le eclissi e i solstizi. E questo lo hanno fatto nonostante i divieti, nonostante sentissero la messa e fossero animate da una fede genuina . San Giovanni, colui che aveva battezzato Gesù, diventava segno della continuità di una unica comunità che sentiva il ciclo della vita, del succedersi delle stagioni, del trascorrere del tempo. Riti pagani sopravvissuti fino a noi. Riti filtrati dalla religione. Ma noi sappiamo vederli come elementi di vivo folclore, spesso ignari di essere solo tristi epigoni di una modernità che ha concluso il suo corso.
Isabella De Renzi
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