L’occhio di Gattino/ C’era una macchina piccola piena di amore e c’era un orco dal cervello piccolo su un’auto grande senza amore

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Inizio una rubrica di commento su Fatto a Sezze che non parlerà, necessariamente, di Sezze ma avrà l’occhio di mio padre, Gattino, sul mondo… un occhio setino

IL FATTO

È successo ieri mercoledì 14 giugno, alle 15.45 in via Archelao di Mileto, all’incrocio con via di Macchia Saponara, tra la zona di Acilia e Casal Palocco a Roma: si scontrano frontalmente una Smart ForFour e un Suv Lamborghini (presa a noleggio da due giorni) condotto da un 20enne, con a bordo altri quattro giovani. Nell’altra auto viaggiava una donna con i due figli, un bimbo di 5 anni, morto a causa delle ferite riportate nell’incidente, e la sorellina di tre anni che è rimasta gravemente ferita. Violento l’impatto: sulla strada non ci sono, infatti, segni di frenata. Nell’incidente è rimasta coinvolta una terza auto. Sul posto è intervenuto il personale del 118 oltre ai Carabinieri e agli agenti della Polizia Locale.

Da Rai News

 

A volte mi chiedo che senso hanno le radici, le origini di ciascuno di noi e poi le ritrovo non nelle nostalgie, non negli aneddoti, non nelle forme, nei posti ma dentro di me.

Dei ragazzi, ragazzi che da noi si sarebbero ancora definiti “mammocci” si sentono già grandi da avere il tempo loro bruciato nel chiedere di diventare vecchi e non voler essere più quel che erano.

Cose che capitano, per carità, ma se a questo “irragionevole” progetto metti in mano l’impressione che al mondo non ci sono limiti e che nei limiti comunque esci vivo come fanno gli eroi dei cartoni animati o nei video dei social. Una sorta di lirica dove “ogni dramma è un falso”. E invece?

Dei ragazzi prendono una Lamborghini e si sfidano a guidarla senza interruzione per 50 ore, cosa volete che sia è solo un “limite” da superare. Ma corrono sulle strade della gente normale che nelle strade ci vive per andare a vivere, al lavoro, ad amare, ad imparare e non per cercare un limite. Corrono, i ragazzi, in auto quanto è grande e potente la loro auto, quasi quanto la loro imbecillità, e si riprendono tronfi di essere, loro nani, dei giganti per la scala che si sono messa sotto il sedere. Che piccole le auto normali che invece portavano un bimbo, con il fratello, con la madre. La loro auto è piccola piccola, una Smart, serve per andare a calcio accompagnato da manna, a fare i compiti da nonna, a mamma per andare a lavorare.

Una macchina piccola guidata dall’amore e una macchina grande senza guida senza alcun amore… quel gioco finisce che l’auto grande sventra la piccola.

Dall’auto d’amore la madre chiede di salvare i suoi bambini. Dall’auto senza amore dei genitori cretini difendono dei ragazzini diventati assassini.

Il bimbo di 5 anni muore, la sorellina di tre resta ferita, la mamma ricoverata.

Per provare un limite… non chiedete a me che amo la libertà pietà, stavolta non la posso dare e la dannazione è quel bimbo nella testa di un animale per sempre.

C’era una macchina piccola piena di amore e c’era un orco dal cervello piccolo su un’auto grande senza amore

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