Sezze: gestione del territorio e degli spazi pubblici.

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Contare i passi percorsi da liberi cittadini o appartenenti ad associazioni, per ammirare le bellezze paesaggistiche e culturali del nostro comune, potrebbe risultare un’impresa titanica. Si rischierebbe di rimanere addormentati per sempre, come nella favola della “Bella Addormentata nel Bosco” in attesa del principe salvatore.

Le lunghe passeggiate setine

Ho un ricordo risalente a circa 15 anni fa, di gruppi di avventurieri ed esploratori dei nostri luoghi.

Per citarne qualcuna, ricordo:

Villa Antoniana; Riparo Roberto; Tempio di Saturno; Sedia del Papa; Pietra del Tesoro; Villa Le Grotte;  Arnalo dei Bufali;  Sulla via dei papi;  Semprevisa; La via delle fonti d’acqua; La ex via degli olmi;  Le vie dell’Acqua – L’Ufente; Dagli orti alle mura…

Mi scuserete se nell’elenco mi sono sfuggite altre passeggiate. Perché passeggiare in buona compagnia è un’attività ricreativa molto interessante. E fin quando si passeggia, si organizzano giornate ecologiche, si aiutano le Amministrazioni va tutto bene. Lo si fa al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica o la politica che dovrebbe dimostrare di avere una visione strategica e lungimirante per uno sviluppo sostenibile del paese. Ma questo territorio è seriamente compromesso sia dal punto di vista paesaggistico, sia per quanto concerne le strutture pubbliche.

Ad oggi, molti edifici e spazi pubblici, per varie ragioni, non si possono fruire. La maggior parte degli edifici sono chiusi o non agibili. Anfiteatro, Convento delle Clarisse, Palazzo Rappini, Palazzo Pitti, Futura casa dei Giovani, Auditorium Mario Costa, Ex Colonia Agricola degli Orfanelli in via Migliara 45. Il Monumento ai Caduti e il Parco dei Cappuccini sono davanti agli occhi della città. La ex 156 dei Monti Lepini versa in condizioni di grave degrado, ogni tanto ripulita in occasione di qualche iniziativa.

Cosa non ha funzionato?

Quindi, dopo migliaia e migliaia di passi percorsi e con il susseguirsi di varie amministrazioni, come mai ci troviamo in queste condizioni? Evidentemente qualcosa non ha funzionato!

Chi ha amministrato questo paese non ha avuto la sensibilità di ascoltare le istanze dei “camminatori”? Oppure i “camminatori” non sono stati così efficaci, chiari e trasparenti nelle richieste?

O peggio ancora, nessuno ha mai avuto le idee chiare su quale strada indirizzare il paese nella fatidica gestione del territori e dei beni comuni

Le scelte amministrative sulla gestione del territorio

Il Comune di Sezze ha un P.R.G. vigente che risale agli anni ’70. Ad oggi non è dato sapere che fine abbia fatto il nuovo Piano adottato nel 2012. Nel frattempo, le trasformazioni sul territorio necessitano scelte da parte della politica e atti amministrativi per evitare il congelamento. Tale argomento merita un’approfondimento specifico e un’analisi più dettagliata che cercherò di affrontare successivamente.

Proverò ora ad elencare alcuni provvedimenti amministrativi inquadrati in una visione più ampia.

Uno riguarda l’iter procedurale iniziato circa tre Consiliature fa con l’apposizione del vincolo sulle Orme di Dinosauro rinvenute nell’ex cava Petrianni. Tale vincolo ha permesso l’Istituzione del Monumento Naturale del Brivoloco da parte della Regione e la successiva acquisizione al Patrimonio Comunale delle aree limitrofe alla zona dove giacciono le Orme. Purtroppo, ad oggi, questo importante patrimonio non è ancora protetto dalle intemperie e rischia il deterioramento fino alla scomparsa.

Per quanto concerne l’area di Mole Muti e del Fiume Ufente, il Comune di Sezze è capofila del Contratto di Fiume. Anche questo è un tentativo virtuoso avviato diversi anni fa e non ancora concluso. Un obiettivo ambizioso che prevede la partecipazione democratica alla Cura dell’ambito fluviale da parte della comunità tutta e dei cosiddetti portatori d’interesse.

Esiste un altro interessante aspetto da sottolineare e riguarda il Regolamento dei Beni Comuni deliberato dall’attuale Amministrazione. Un concetto molto importante se pensiamo ai patti di collaborazione tra l’Amministrazione Comunale e i Cittadini. Basta osservare come la riforma sul terzo settore dedica uno spazio importante per definire e tutelare questa forma di collaborazione.

La volontà di partecipare ai processi decisionali per trasformare la città, apre lo scenario alla cosiddetta e famigerata “Urbanistica Partecipata”. E proprio questa partecipazione dovrebbe partire dai più piccini, interrogarli in che tipo di società immaginano la loro quotidianità, quale mondo sognano. Così, la trasformazione della città si deve basare sui bisogni della comunità e si dovrebbe superare l’idea di scelte calate dall’alto.

Nello stare insieme e nell’ascolto, si coltiva il desiderio di comunità, si cerca la trasparenza per fruire gli spazi pubblici senza escludere nessuno. Inoltre, si deve scongiurare la possibilità che qualcuno si alzi la mattina pensando di essere diventato proprietario di qualche pezzo di città solo perché animato da buona volontà.

All’interno di questo complesso quadro, si dovrebbe muovere l’Amministrazione nel ruolo di garante. Coordinare così i processi di trasformazione del bene attraverso il principio di fruizione. Se così non fosse, vorrà dire che i drammi consumati sulla violazione di questo importante principio, non sono stati di lezione a nessuno.

 

Articolo di Rita Palombi

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