Il Cassone: 140 Metri di ponte infranto
Torna ad essere sotto i riflettori il tratto di variante della 156 dei Monti Lepini. Il motivo è legato al grave incendio che si è sviluppato in prossimità del Ponte che attraversa il Fiume Ufente in corrispondenza dell’area del Lago Muti. Da meno di 24 ore è stato ripristinato il passaggio dei mezzi ma una riflessione sulla condizione in cui versa questo tratto stradale è doverosa.
Un asse stradale incompiuto
Tempo fa, avevamo già scritto di questa infrastruttura evidenziando come quest’opera sia rimasta un’incompiuta. A distanza di decine di anni dal progetto e dalla sua realizzazione, possiamo affermare che l’obiettivo fissato aveva una sua logica. Togliere il traffico dei mezzi pesanti dal centro abitato di Sezze Scalo. Scelta virtuosa se il progetto di variante fosse stato preceduto da un ragionamento logico e lungimirante. Attraversare la pianura pontina collegando la zona di Ceriara da Frosinone con l’asse viario degli archi di San Lidano, all’imbocco dell’attuale ingresso del paese verso Latina, evitando danni al territorio e con un’impatto ambientale minimo.
Purtroppo, per evitare di dividere qualche proprietà fondiaria, si è scelto di far passare l’asse viario tra la parete della collina in corrispondenza delle Sorgenti delle Sardellane e la ferrovia adiacente al Fiume Ufente. Una scelta che ancora oggi non trova alcuna logica, anzi pone enormi dubbi sulla “strada percorsa”.
L’asse viario s’incunea in quel tratto critico, prima del quale, sono stati realizzati diversi ponti con un costo elevatissimo delll’infrastruttura.
Errore progettuale oppure scelte politiche miopi?
Il paradosso tutto setino: ponti e sopraelevate per creare muri invalicabili.
Osservando il contesto, viene da pensare alla metafora del ponte in antitesi a quella del muro. Solitamente è il muro che impedisce il passaggio tra uno spazio fisico ed un altro, ma, in questo specifico caso, la realizzazione dei quattro ponti sul tratto compreso tra Sezze Scalo e Ceriara, ha evidenziato il grande limite di vedute strategiche per questo territorio, creando impedimenti alla conservazione e valorizzazione ambientale con il proliferare del degrado causato dall’abbandono del tratto dismesso della Ex 156 dei Monti Lepini.
Da Sezze Scalo, sul nuovo tratto stradale, il primo ponte è stato realizzato per favorire la viabilità locale. Questo ponte è servito a superare lo stesso tratto della nuova 156 e collegare via Napoli a via Fontana Acquaviva (foto 1)
Proseguendo il tratto della Nuova 156, si percorre un lungo tratto sopraelevato su enormi piloni in cemento armato per superare il tratto ferroviario Roma- Napoli via Formia. (foto 2)
La sensazione che si prova venendo da Ceriara su quel punto è quella di trovarsi su una strada della California con il punto focale sulla Torre Pontina di Latina. Si potrebbe definire come l’unico tratto poetico che si riesce a percepire su questa mega infrastruttura.
Il nostro viaggio continua per qualche Km fino ad incrociare un terzo ponte che attraversa il nuovo tratto della 156 per collegare il vecchio tracciato pedemontano (Ex 156 Monti Lepini) con via Roana.
Tale struttura in cemento armato precompresso, non è mai stata aperta al traffico. Inutilizzato da sempre, la sua funzione si è ridotta ad un percorso ciclo-pedonale attraversato da molte persone a piedi e in bicicletta.(foto 3)
Ultimo ponte prima dello stretto sulle Sorgenti delle Sardellane è quello che attraversa il fiume Ufente e che ha preso fuoco qualche giorno fa. L’incuria di quell’area è nota a tutti ma, nel rimpallo tra enti sulle responsabilità gestionali, siamo piombati in un limbo tornando indietro di oltre 20 anni.
Ebbene, il traffico pesante che avevamo quasi rimosso dalla nostra memoria, è tornato dirompente e nitido in questo caldo giugno del 2022. E proprio questo traffico, ha accompagnato le nostre giornate e nottate fino alla riapertura del tratto evidenziando la fragilità di questa imponente infrastruttura mai compiuta.
Il ponte del Cassone in fiamme.
Il ponte del Cassone invaso dalle fiamme causate dal polistirolo pressato che era stato utilizzato durante la realizzazione dell’opera è stato chiuso al traffico. Perfino i treni si sono fermati il giorno dell’incendio, causando un enorme disservizio ai pendolari che viaggiavano sulla linea Roma-Napoli. Ora, ci si augura che si possa risalire alla causa che ha generato il danno e capire cosa sia accaduto in quel tratto di strada sospesa sul fiume Ufente.
Tirando le somme, siamo consapevoli che sono state spese importanti risorse pubbliche per la realizzazione di ponti e sopraelevate che, anziché collegare spazi fisici, hanno diviso definitivamente questo territorio. Purtroppo, è molto diffusa la percezione di sfiducia ed i frammenti generati da opere faraoniche incompiute e concepite male accentuano questo smarrimento. La preoccupazione più grande è che questa infrastruttura datata anni ’70, a distanza di oltre 50 anni dalla sua ideazione, ancora non vede la fine, con l’aggravante di una difficile gestione da parte degli enti pubblici. Insomma, un gioco di rimpallo a dir poco imbarazzante per questa patata bollente che nessuno vuole vedere.
Articolo di Rita Palombi
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