Fluidi come l’acqua
Sono passati più di dieci anni dalla mia prima esperienza di navigazione con la canoa. All’epoca, con un gruppo di amici di Sezze e Sermoneta fondammo un’associazione con l’obiettivo di esplorare l’ambito fluviale del fiume Ninfa. L’azione non si limitò all’esplorazione ma, cercammo di renderci utili per ripulire i fondali dalla presenza di plastiche, con la partecipazione alle giornate ecologiche promosse dall’allora Amministrazione Comunale di Sermoneta.
In tutto questo lungo periodo sono accadute tante cose ma non è mutato l’interesse alla salvaguardia dell’ambiente e dell’inestimabile patrimonio naturalistico degli ambiti fluviali. L’acqua, bene prezioso e da tutelare, attraversa questi territori. Nasce dalle fonti presenti sui Monti Lepini e attraversa tutto l’Agro Pontino per sfociare al mare. Lungo l’articolato percorso, esistono confini amministrativi ma pensare a questi limiti per un fluido come l’acqua, significa pensare in modo limitato tanto da non comprendere quali siano le criticità e le sfide future da compiere per valorizzarne le peculiarità.
I Contratti di Fiume
La vera minaccia per questo bene primario è rappresentata dall’inquinamento e dal rischio dell’abbassamento delle falde acquifere causate dall’uso illimitato nel settore agricolo e dai cambiamenti climatici. Uno sforzo per migliorare queste criticità si sta compiendo con i Contratti di Fiume e quello di Costa. Ma di cosa si tratta?
Sono strumenti volontari di programmazione negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale, inseriti tra gli strumenti attuativi delle politiche di difesa del suolo e delle acque, ai sensi dell’ Art. 68 Bis del testo Unico Ambientale DLgs 152/2006.Rientrano in questa definizione anche i contratti di lago, di costa, di paesaggio, di acque di transizione, di foce e di falda.
Proprio perché sono strumenti volontari, il primo scoglio da superare é rappresentato dalla partecipazione collettiva alla cura degli ambiti fluviali. Un problema culturale, visti i comportamenti incivili da parte di molti cittadini. Inoltre, con la mancanza di controllo sul territorio, il dado è tratto e le emergenze causate da inquinamento sono come quelle rappresentate in foto.
Il “conteso” lago Mole Muti
E’ recente la notizia che l’Amministrazione Comunale di Sezze, sia tornata in possesso dell’area Mole Muti. L’oggetto del contendere, ha caratterizzato, con un tira e molla, le timide azioni che si sono susseguite durante le Amministrazioni precedenti. In fondo però, non si è mai compreso quale fosse la strategia per quell’ambito territoriale. All’inizio del mandato Di Raimo, ci fu una nota da parte dell’attuale Assessore Bernabei che rivendicava la paternità di un doppio progetto avviato quando aveva la delega ai lavori pubblici con la prima Giunta Campoli. Forse, ora che è Assessore con Lucidi ed avendo le stesse deleghe vorrà tornare sul bando di cui parlava? Tale bando, prevedeva la riattivazione di una centrale idroelettrica ma, non fu mai avviato a causa del drastico abbassamento del livello dell’acqua del lago. La domanda sorge spontanea: è stato riacquisito al patrimonio pubblico perché si prevede una diversa gestione privata? Staremo a vedere.
Nel frattempo, sono passati circa 15 anni e tra una contesa e l’altra, è come se il tempo si fosse fermato con l’aggravante che nulla è mutato e il vecchio tratto stradale che conduce al lago, è ormai degenerato al punto che sorgono continuamente discariche a cielo aperto ogni 100 metri.
Se da una parte domina la maestosità paesaggistica, con la presenza di flora, fauna e sorgenti di acqua, dall’altra esiste l’imponente tracciato umano, caratterizzato dal vecchio e nuovo asse stradale della 156 dei Monti Lepini e dalla linea ferroviaria Roma-Napoli (via Formia). Le due infrastrutture generano un limite fisico notevole e ancora più drammatica è la condizione della Variante stradale mai terminata, che lambisce il complesso idrico delle Sorgenti delle Sardellane, sito a poche centinaia di metri dal lago in questione.
Oltre all’aspetto naturalistico e alla mano dell’uomo contemporaneo, non meno significative sono le emergenze preistoriche come i siti dell’Arnalo dei Bufali e della Villa Romana “Le Grotte” diametralmente opposti al Lago. Inoltre, confinante al bacino idrico del Lago Mole Muti, è presente un gioiello di rudere, ovvero l’Ex mulino ad acqua, utilizzato un tempo per macinare il grano.
E’ di ieri la notizia relativa alla conclusione della prima parte del progetto Uomo a Phi che è stato restaurato ed una copia 3D in scala uno a uno tornerà esposta nel MUCIV – Museo delle Civiltà di Roma. Un progetto nato nel 2016 quando il Circolo di Legambiente rispose alla richiesta di una scuola che non riusciva a trovare sul territorio pontino un sito visitabile di epoca preistorica…
In così poche centinaia di metri quadrati convivono evidenti contraddizioni generate da azioni umane con la realizzazione di infrastrutture datate e poco consone ad un luogo ricco di biodiversità, bellezze paesaggistiche e naturali di valore inestimabile, e di emergenze archeologiche che meriterebbero una stagione diversa da quella vissuta fino ad oggi, ovvero del degrado e abbandono.
La stessa area è inserita nello strumento di sfida programmatica del contratto di Fiume Ufente, avviato ormai da diversi anni, tra alti e bassi, oggi ripreso con l’auspicio di continuare il lavoro avviato.
Tra una rivendicazione e l’altra, il vero merito andrebbe attribuito a tutti i volontari di associazioni che, dal basso e per anni hanno lavorato cercando di sensibilizzare sul tema coloro che avrebbero dovuto ascoltarli per poi decidere di avviare un processo di sviluppo sostenibile. Purtroppo, anziché tendere l’orecchio, hanno deciso di sposare e abbracciare progetti la cui realizzazione ha seriamente compromesso l’area sensibile di cui si parla.
La Variante della 156 dei Monti Lepini e l’abbandono del vecchio tratto stradale
La frattura e il danno più grande è sicuramente la realizzazione di parte della Variante 156 dei Monti Lepini. Il nuovo asse è un tratto che non vedrà mai il completamento perché concepito male e proiettato al passato. L’importante investimento di risorse pubbliche su quella lingua di asfalto deve essere ripensato per lasciare spazio ad una visione strategica che punta agli obiettivi del PNRR sulla mobilità dolce e sulle infrastrutture tecnologiche. Pensare di continuare sulla stessa scia non porterà lontano e ci condannera’ definitivamente ad un isolato degrado ambientale, culturale e sociale.
L’arteria carrabile, s’incunea tra la ferrovia e le Sorgenti delle Sardellane, importante risorsa idrica che serve buona parte dell’Agro Pontino come si legge nella foto di seguito.
Il Contratto di Fiume Ufente, trattando l’ambito fluviale, non può prescindere dal contesto in cui è calato ed ecco che il nodo centrale di cerniera fisica e strategica resta il tratto dismesso della Ex 156 dei Monti Lepini. Ad oggi, tanti sono stati gli annunci a seguito di denunce sullo stato di degrado in cui versa. Una discarica a cielo aperto e nonostante tutto, un percorso urbanisticamente spontaneo e rilevante utilizzato da ciclisti e pedoni per passeggiare e allenarsi. Al netto dell’immondizia, parliamo di un tratto paesaggisticamente rilevante che costeggia la vecchia ferrovia Tuppitto, tracciato pedemontano del secolo scorso.
Il collegamento di cui tanto si discute, attualmente svolge una funzione ibrida, dove le automobili sfrecciano ad una velocità elevata mettendo a rischio la salute dei pedoni e dei ciclisti che utilizzano quel tratto per praticare sport all’aria aperta.
Se la direzione di sviluppo resta quella del Contratto di Fiume con il Lago Mole Muti e del Monumento Naturale del Brivolco con le centinaia di Orme di Dinosauro (va ricordato il successo della Mostra Dinosauria della Compagnia dei Lepini, il cui lavoro è stipato nelle stanze pericolanti di Palazzo Rappini), si deve necessariamente affrontare il tema della Mobilità Dolce con il centro modale della Stazione Ferroviaria di Sezze Scalo.
Ecco che, non è ammissibile ragionare per compartimenti stagno e il sistema dei parcheggi e della mobilità pensati come venti anni fa, diventa anacronistico. Per ora, speriamo sia giunto al termine il tempo degli spot e dei tifi da stadio, che si leggono sui social, da parte di chi ricopre ruoli istituzionali.
La sfida per il futuro prossimo è epocale. Per questo motivo, si auspicano riflessioni di spessore sulle strategie di sviluppo per questo territorio.
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