Il diritto alla salute

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L’Art. 32 della Costituzione Italiana “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.”

La situazione nel mondo

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 menziona la salute come elemento essenziale nell’ambito del diritto a un tenore di vita adeguato (Art. 25). Nel 1946 l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva definito la salute come lo “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia o infermità”. Nonostante i propositi nobili, il diritto alla salute nei Paesi poveri non è ancora una realtà. Ogni anno 13 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni muoiono per malattie evitabili o curabili. La popolazione più povera è la più colpita perché maggiormente esposta al rischio di scarsità di cibo, mancanza di acqua potabile e di un adeguato sistema igienico-sanitario. L’Africa subsahariana e l’Asia meridionale sono le zone più colpite da questi problemi. Si ricorda, infine, che in molti Paesi la popolazione non beneficia della copertura sanitaria ma è necessario risparmiare per anni prima di poter vedere un medico o uno specialista.

Bambini che mangiano in una mensa di volontari

Il diritto in Italia

In Italia il diritto alla salute rientra nei diritti sociali. Lo Stato deve quindi attuare delle azioni, come la presentazione dei servizi sanitari, per soddisfare le eventuali necessità degli individui. Nel 1978 è stato istituito il Sistema Sanitario Nazionale, sistema di strutture e servizi volto a garantire a tutta la popolazione l’accesso universale alle prestazioni sanitarie. Rimane il problema dei fondi finanziari da investire nella sanità pubblica. La sanità è così soggetta alla disponibilità economica dello Stato. A partire dagli anni ’90 il nostro Paese ha assistito progressivamente a un calo di investimenti in questo settore. È venuta meno così la gratuità delle cure come era stata intesa in passato.

L’ospedale di Sezze: esempio di tagli alla sanità

La storia dell’ospedale setino è un chiaro esempio dei tagli citati. A partire dai primi anni 2000, infatti, ha perso progressivamente reparti e ambulatori. Nota la manifestazione del 2013 dell’associazione “Le Virgole” per chiedere la riapertura dell’ospedale e la raccolta firme che ha avuto un enorme successo tra la popolazione. “Giù le mani dal San Carlo” era il motto allora, simbolo di una volontà ferma dei setini: quella di potersi curare nel proprio paese. Purtroppo le scelte politiche regionali al riguardo non hanno portato ai risultati sperati e l’ospedale di Sezze si è trasformato in una RSA. Assistenza agli anziani e poche visite specialistiche: questo è ciò che è rimasto di un ospedale stimato e apprezzato in tutta la provincia. Lo stesso Pronto Soccorso, diminuendo con l’emergenza sanitaria, le ore di servizio alla cittadinanza, ha fatto confluire il tutto al Pronto Soccorso del Goretti di Latina, incapace di sopportare un numero di persone così vasto. Naturalmente ciò favorisce la nascita di strutture private e la sanità a pagamento, a svantaggio delle categorie più fragili, sempre difese ma in realtà spesso poco considerate.

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