Il sogno e il cappuccino
La sveglia suona presto sempre, il tardi nelle sveglie non è previsto. Il lenzuolo disfatto da vivacità di una notte lunga, da giri e giri sul letto, tanti giri quanti i pensieri di come era ieri, di come fare di domani un passo con un sorriso.
Nella corsa del buio il caldo, anche se un poco frizzante, l’aveva portata a indossare la sua pelle, il lenzuolo addosso, il lenzuolo tolto. Il lenzuolo su se stesso accanto a lei, il lenzuolo su lei come facevano le vestali.
Che tormento, immaginando un uomo seduto, guardante e silente ma mai assente. Ora che rammentava era stata una notte percorsa non da sola. Non ricordava da dove aveva rapito lo sguardo, ma era avvenuto e lo portava liberato in questo letto che doveva di malavoglia abbandonare. Si guardò come se fosse guardata e si considero non bella, non brutta ma come miele, con gli stessi colori accesi dal sole che attraverso un barattolo pieno che pare avere luce da dentro. Si accarezzò seguendo le mani che guidava in quel percorso che era viaggio nel corpo suo ma come se sua non fosse la mano, ma di quello sguardo rubato veloce, istantaneo e divenuto una ossessione nel sono tra il tardi dell’andare a dormire e il presto di destarsi. Infinito tempo troppo breve.
Pelle così, idea così, tutto era paradosso. Tutto fuori da ogni logica, illogico ma onirico dal vero.
La svegli aveva avviato la radio che suonava un tango di Piazzolla, un tango di libertà. E si girava, il corpo si faceva irto, ardito, curvo, raccolto, si apriva, fiore che schiude, fiore che apre. Fiore da non raccogliere mai ma nel prato da sfiorare, odorare, ascoltare.
Le mani disegnavano i seni, poi i fianchi, poi stringevano il lenzuolo. Che c’è, che c’è. Un pensiero che prende che non offende.
Il sole buca la finestra, l’alba segue con le fessure della persiana tutto il percorso del suo corpo. Il tango va ancora, ora si placa come oceano che ha visto tempesta.
Ma nulla è avvenuto, nulla è trattenuto… ora tutto ha un’altra luce, uno specchio le rimanda il guardare, lei si sente di stare dove vorrebbe stare. Berrà un cappuccino, quel caldo dentro, chiude gli occhi.
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