Lambiasi vescovo di Rimini dice si alla capitale della cultura: il “soccorso di dio” dei lepini alla chiusura di Latina
A Latina sono malati di onanismo, si bastano sempre per non fare niente. Godono di feticci di tufo conditi da calce. Si sono candidati attraverso un gioco di sponde a capitale italiana della cultura 2026. Ma non lo hanno detto a alcuno: se lo sono tenuto per loro. Non sapendo perché si sono candidati hanno chiesto, con un questionario, ai loro concittadini “ma chi siamo?”. Evidentemente non sapendolo.
Fortuna che ci siamo noi lepini, gente che sta qui da millenni e conosce quello di cui parla, e abbiamo cominciato a mettere un poco di sale in questa insipida minestra. Memmo Guidi da oppositore di Bassiano ha sollevato una ovvietà “: coinvolgere gli altri comuni nel progetto di Latina capitale”. Ci dovevano pensare a Latina, ma questo è.
Ed ecco che dopo la richiesta di Domenico Guidi ai Comuni, gli arriva una telefonata. Ma non di uno che risponde ad un questionario ma da Francesco Lambiasi, vescovi emerito di Rimini (tra l’altro in corsa per la stessa scelta di Latina e a cui il vescovo ha anche dato sostegno) che all’ex sindaco dice: “ho dato il mio sostegno alla candidatura di Rimini, ma sono nato a Bassiano e ne sono cittadino emerito, come sono cittadino onorario di Sezze e quindi ritengo giusto sostenere anche la candidatura di Latina”.
Ha fatto più Memmo da oppositore di Bassiano che nel piano da promotori dell’iniziativa. Chissà se questi ultimi abbiano pensato di coinvolgere il Vescovo (quello di Latina), di parlare con la Camera di Commercio, di avere il sostegno della Provincia. Cosa volete fare chi non è capace di amore che prevede l’altro è destinato all’onanismo che prevede se stesso.
Qui non è nato il razionalismo architettonico, qui ha pensato la grandezza di Dio Tommaso D’Aquino che è morto a Fossanova. Qui iniziano le abbazie che poi puntellano tutto il Lazio meridionale fino a Cassino (quelle che hanno salvato dall’oblio la cultura d’occidente), qui è nato Leone XIII il papa delle cose nuove. Già Leone XIII a Latina non gli hanno dedicato manco una viuzza, è nato a Carpineto da madre di Cori, ma non può esistere perchè per quelli di Latina, capitale italiana della cultura qui prima non c’era niente e lo dicono mentre impegnano l’Appia che dal 312 avanti Cristo fa il suo mestiere di strada. Qui non c’era niente ma dalla gente che non dovrebbe esserci è nato il vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi di Bassiano, quello di Cori Felice Accrocca e prima il nunzio apostolico in Argentina Calabresi di Sezze. La cultura? Sta dove c’è la millenaria storia.
La cultura è apertura, nella cultura hai dubbi e non certezze.

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