Sezze e la lettera che sindaco e comune non hanno “potuto” ricevere: l’anima setina perduta

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Questa la lettera che il sindaco di Sezze, Lidano Lucidi, non ha potuto ricevere per via della impossibilità di accedere alla posta elettronica del comune. Direte, ma con tanti problemi che ha Sezze, tu ti preoccupi di posta? Consentitemi di spiegare: io mi sono occupato di gentilezza. Qui, sopra queste colline così gradevoli per disegno di Dio o per grazia della natura, è nata una civiltà ospitale, una civiltà che ha accolto, che ha rispettato. Una civiltà in cui ogni altro era sacro e questo ci faceva diversi: si voleva diventare setini, nessun setino (in qualsiasi parte del mondo fosse questo dimenticava). Ora invece registro una storia scortese, una storia in cui la comunità più ascoltante si fa sorta. Questo mi spiace. Vivo a Latina, giro con l’orgoglio di essere differente e li guardo quelli del piano cosciente della differenza della mia gente che sorride sempre. Non avrei mai voluto pubblicare questo, mai. E’ una lettera che mi fa male, tanto, lo so che di questo non vi può fregare niente, ma è come una pugnalata a secoli di accoglienza. Chi scrive, come me, è setina ma vive a Latina, come me ci pensava, si pensava, diversa… invece siamo banali. Serve l’aiuto di tutti qui riusciamo, o lo siamo già, di diventare periferia di una periferia di Roma.

Lidano Grassucci

 

LA LETTERA CHE NON GIUNSE MAI

Le scrivo questa mail omettendo  l’incipit  che, per deferente convenevole, ci chiede di esordire con ‘ Cortese sindaco, o Gentile sindaco’!  Ma sta proprio qui il problema, la sua mancata cortesia, la sua mancata gentilezza.

Sono Monica Calabresi, vivo a Latina  e l’11  luglio ho partecipato al concerto che si è tenuto nel paese che rappresenta. 
È stata una bella serata, piena di passione che presuppone inevitabilmente tanta fatica;  un modo per incontrarsi, per condividere, per mettersi a disposizione e soprattutto per offrire all’altro la gioia del proprio carisma.
Ho apprezzato il direttore d’ orchestra, il maestro Di Raimo, ha vibrato passione e cuore ad ogni nota che ha diretto.
Conosco Simona Santia da tempo e da tempo abbiamo condiviso molto.
Sapevo della vittoria del giovane Recine e da insegnante di Italiano e Latino non ho potuto che bearmene e vedergli riconosciuta la lode del suo paese mi ha commossa.
Ho apprezzato la partecipazione del pubblico, l’emozione e la soddisfazione della platea che aveva qualcuno di cui inorgoglirsi sul quel palco. Altresì piacevole è stato ‘ per caso’ conoscere sua madre, che confusami con un’ altra persona si è palesata ‘ma non mi riconosci, sono la madre del Lidano, il sindaco’.
Io e lei, sindaco, non ci siamo mai incontrati se non per un attimo prima del concerto, ero alla ricerca disperata di una sedia per sedermi, l’ alternativa era andarmene.
‘Potevo arrivare prima’ potrà dirmi, ma non avevo contemplato le sedute in marmo dell’anfiteatro che avrebbero potuto ospitarmi. 
Sono una disabile con handicap grave, non visibile, egregio signor sindaco. 
È così, per eccesso di confidenza, le scrivo che ho le gambe di ferro, il bacino di ferro e sul marmo non ci posso stare. Cammino, guardo dove metto i piedi, ma sono appesa ad un filo, sono sempre accompagnata, lavoro, guido, faccio una vita regolare, ma non devo arrivare necessariamente in sedia a rotelle o gridare al mondo ‘ gente, sono disabile ma non si vede’, presuppongo ci siano posti per disabili.
Trovo avvilente che abbia dovuto mendicare una seduta per almeno 15 minuti, poi in via eccezionale mi è stata concessa una sedia ma con viso severo da un’anziana signora del bar piuttosto infastidita, urtata, poco convinta, riluttante, la quale, dopo avermi squadrata, ha deciso di darmi una sedia ma non quella che aveva alla portata, identica alle sedute ‘private’ ( alias riservate) ‘ no, quella no!  ha esordito, e sempre con fare ubbioso ( ‘memento mori’) e con malcelata stizza ( mi chiedo se sia una caratteristica del paese considerati i ‘fiati’ presenti e il resto degli astanti ingrugniti) mi ha malamente propinato una sedia di plastica bianca. Io l’avrei accettata volentieri se fossero state due. Invece no, una sola, la persona che mi accompagnava doveva arraggiarsi: evviva! 
A quel punto, per educazione e per rispetto dell’età non ho dato due sberle alla malagrazia dell’ angelo funerario setino, e visti posti riservati, mi sono riconosciuta il diritto di una ‘seggia’ nonostante le prenotazioni manifeste.
‘ Però, diamine’, mi sono detta, ‘più riserva di me!’. Ma poco dopo qualcuno ha lamentato il suo scranno: ‘questi posti sono riservati ‘, mi sono spostata nella poltrona accanto, ma anche quella è stato reclamata , fino a che , come fa l’arbitro per dare un segnale inequivocabile, ho esposto il mio cartellino di riconoscimento quale ‘disabile’ ufficiale.
È  stato nel  peregrinare tra una seduta e l’altra  che in un’epifania quasi damascena si palesa il sindaco! Signori, si! Il  primo cittadino in persona,  e quale migliore figura per la mia tutela? 
Ma alla mia iusta querimonia, sul fatto che venissi sfrattata da ogni dove e che nessuno dell’organizzazione  si fosse premurato di riservare dei posti ai ‘miseri disabili’ il podestà ha risposto seccato, ‘provvederemo’. 
È sul ‘provvederemo’ si potrebbe aprire uno spettacolo ironico, triste e meschino, ma preferisco dirle con onestà  che  probabilmente è della sua misura .
Una lusinghiera apertura verso il futuro, una speranza senza quasi davanti ‘provvederemo…’; il voler fare, il costruirsi è bello, le fa onore!  Un grido di battaglia,  Avanti Savoia!
 Ma ciò che la renderebbe un homo novus al suo paese a valle è un diritto acquisito da tempo. 
Lei non può autorizzare una manifestazione pubblica ( o chi per lei) senza preoccuparsi dei disabili, senza assicurarsi che ci siano posti per loro, nemmeno deve rispondere ‘provvederemo’; ma si! sbarazziamoci dei fastidiosi con parole che chiudono qualsiasi schermaglia ‘proprio ora che volevo godermi la serata!  Sarà prerogativa di un uomo come me, per giunta amministratore di questo paese, di godersi buona musica con il fresco??? Voglio godermi il concerto! ‘.
Una domanda voglio fargliela :’forse è abituato a liquidare in modo siffatto i suoi concittadini? 
Se così fosse  e a loro sta bene è certamente  questione di scelte e di educazione, ma non dimentichi che è un diritto per i meno fortunati avere un posto a sedere, e lei come primo cittadino deve preoccuparsi di sensibilizzare la sua gente a rispettare tali condizioni ancor più se è uno ‘ius quaesitus’ che in parole semplici è bellissimo, dolcissimo, aulente oserei dire! perché presuppone la cura dell’altra prima di se stesso. Invece no! Altresì cipiglio, voce stentorea  e un promettente ‘Provvederemo’ , guai a pensare di scusarsi, figuriamoci cedere il posto! 
Non ha fatto una gran figura signor Lucidi, e tenga conto che io sono per la gentilezza, davvero assai, la insegno ai miei alunni ‘ prima di fare lezione di letteratura italiana o prima di tradurre un testo latino, insegno a tutti loro, da qualsiasi luogo vengano, e molti sono anche ragazzi come Recine, e molti vengono dal suo paese.
Sono contenta però che il ragazzo, Recine non sia accorto di nulla, sarebbe stata la  meschina figura degli adulti con quel giovane pieno di speranze che ha portato lustro ai suoi concittadini. 
Ho trovato mancanza di rispetto da parte di tutti, gente priva di senso civico ed è un peccato perché abbiamo tutti dei doveri nei confronti del prossimo, soprattutto se in difficoltà.
Io non devo privarmi di partecipare ad un evento pubblico perché rischio di non potermi sedere, ne’ devo sentirmi in colpa, ne’ un’usurpatrice, ne’ una maleducata , ne’ additata perché gli sguardi inopportuni sono stati tanti oltre allo smacco subito, quasi da  provare vergogna di un limite fisico;  ho sottratto due posti  al parentado di un’orchestra ‘ brava’ ( mi perdoni se uso l’aggettivo con cui lei stesso ha lusingato i musicanti),  ma ho percepito e visto nepotismo  dall’atteggiamento dei più, ed un sindaco che non se ne cura ed è fautore di un provvidenziale e avveniristico ‘provvederemo’, mi sa di farsesco rispetto al concetto di dovere civico e morale che ognuno deve perseguire.
Ad maiora, i fiati di Sezze sono stati uno spettacolo, le voci, gli applausi, l’aria, lo studente del Liceo, lei un po’ meno.
Caro Lidano ( Grassucci) , che diresti della tua tanto amata Setia???
Sono figlia di setini, e la mia origine mi ha sempre inorgoglita perché quell’odore di paese me lo porto dentro, ma era di un tempo, ora inesorabilmente perduto.
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