Ingenue convinzioni e mister Magoo

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Sono stato un bimbo che stava al posto suo, si dimenticavano di me. Giocavo con il gatto e facevo parlare i soldatini, rombare le automobiline e prendevo le cose che trovavo le “assomigliavo” a cose che non erano e ne facevo tempo perso. Non chiedevo mai, ogni cosa mi bastava se c’era e se non c’era era esattamente la stessa cosa. Non urlavo, non rivendicavo presenze e non ero mai presente.

Stavo così in acconto a me. Ora mi rendo conto dell’anomalia. Le ragazze che lavoravano da mamma, faceva la sarta, mi prendevano ma non per me ma per la scusa di passeggiare e farsi vedere loro. A me interessava poco di loro e dei loro passi, ma trovavo bello guardare verso ponente e vedere da lontano il mare, ma senza volerci andare.

Ero un pretesto, una scusa e che fa mi dicevo, avrei preferito i soldatini ma dovevo pure essere utile al prossimo, senza nulla pretendere. Loro si fermavano a parlare con quelli carini, secondo loro ma a me parevano solo cretini, e io aspettavo un poco cercando di fare tesoro di questi improbabili incontri, di farmi il mio personalissimo bestiario di umanità.

Li guardavo, sia lui che lei, nelle imperfezioni che venivano accentuate se li guardavi capovolti. A casa, non sapevo disegnare, mi appuntavo l’estensione del collo, la particolarità del naso, la pelle troppo scura o troppo chiara, gli occhi che guardavano chi con ritardo di settimane, chi con furbizie istantanee ma nessuno mi pareva intelligente.

Ne parlavo col gatto che mi pareva sapesse il fatto suo che conveniva con me o, talvolta, mi faceva capire di un abbaglio. Le ragazze poi si vantavano di quelle ingenue conquiste, io mi sarei guardato bene anche dal pensarle. Pensavo: che gusto sadico a rendersi banali. Poi mi veniva il terrore di diventare come loro e mi vergognavo di figuracce che avrei fatto, ma anni dopo, tempo dopo anche se per sempre.

I miei soldatini erano tutti eroi, mica pappamolle come quelli lì e loro, le ragazze, erano fate con occhi da fate e non vanitose pallottoline, già stanche nel ripetere le gesta delle mamme. Ma era tutto inventato da me e avevo fatto di questo stare con me un cartoon di tutto il resto ed io ero Mister Magoo.

Va da se che queste invenzioni non servirono a niente se non a farmi sorridere della mia ingenuità ribadendo la mia volontà di avere per compagnia un gatto e dei soldatini che non mi prendevano a alibi, a pretesto, a finalità.

Ora il gatto è rimasto nella sua anarchia, i soldatini sono invece morti per la fine della mia fantasia. Le ragazze? Quelle lì di mamma, sono ora signore che sanno tanto dei vivere e non ricordano ai nipoti delle loro ingenue convinzioni.

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