Lidano, è la festa ma non preoccupatevi di noi…
Che storia questa storia, portare un nome così è come essere fuori dal tempo, in un altro posto, perchè il tuo è fuggito via, ha deciso di andare a dormire, di andare in pensione.
Che storia è questa storia, ma lei come si chiama? Ripeta non capisco. Ma è il suo cognome?
Portare questo nome è sapere di asino e soma, è conoscere il vomero, è sapere l’odore della terra di piano, di palude, palmo a palmo, è piangere per le rose uomini che visti da lontano paiono sono di un tempo abbandonato.
Portare questo nome è il filo con nonni che ti hanno lasciato il testimone con una cosa che non si può più fare e tu non sai a chi consegnare. A chi interessa più?
Un monaco che decide non di stare al mondo, ma di andare alla sua fine per dare Grazia ad una disgrazia che è stare attaccato, attaccato al male. Non so se si capisce ma qui tutto era male, anche l’aria. Anche l’aria, se riuscivi a respirare eri quasi salvo, ma mica certa era la carta.
Siamo qui da secoli, di nonno a nipote in una catena che pareva destinata a sempre, ma il sempre non è umano perchè l’umani finisce.
I miei “minomi”, coloro che hanno lo stesso nome, non sono tanti e siamo sempre meno, una candela della storia che si spegne.
Visto il nostro non buono stato di salute a Sezze, come patrono della città, ci hanno messo il più fresco San Carlo, fino a sostituzione completa tra un poco. Ma non biasimo, il mondo muta e noi siano avanzi.
Siamo cripto umani che ogni tanto ci vedete e vi meravigliate: “ci sono ancora?”
Mi chiamo Lidano, oggi è la festa di San Lidano (non andate sul calendario, non ci hanno messo). Siamo rimasti in pochi, un giorno all’anno però abbiamo la possibilità di farci ricordare, siamo quel che resta dell’anima di un popolo che non voleva essere eguale, voleva restare diverso perchè accoglieva.
Ma non vi preoccupate, ce ne stiamo andando.

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