Addio a Vittorio Accapezzato, noi lo ricordiamo con un suo scritto

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É tornato alla casa del Padre il prof. Vittorio Accapezzato, una pietra miliare per Sezze. I funerali avranno luogo sabato 10 giugno alle ore 15 nella chiesa di Santa Lucia nuova. Ai familiari va il nostro cordoglio🙏

Leggo questo post di Vittorio Del Duca su facebook. Mi riviene la faccia del professore, ci sono persone che ci stanno, che non ti domandi dove ma ci stanno. Lui era uno così, con il pensiero originale, bislacco ma originale e dirlo in un mondo banale ha la sua straordinarietà.

Mi scriveva ed esponeva tesi anche difficili da leggere, ma che andavano lette magari per non condividerle, per l’asciarle cadere ma nel tempo di lettura certamente segnate da un amore profondo per la setinità che è cosa doversa dal sezzismo, la setinità è come la filosofia rispetto alla pratica religiosa, è radice.

Per togliermi il cappello e salutare Vittorio ripubblico un suo intervento in merito alla questione della Statua di San Lidano al belvedere, in queste righe ritrovate il suo spirito e credo sia questo il modo migliore di salutarlo

La nota è del 10.06.2020, esattamente due anni fa (il caso a volte), è stata pubblicata da Fattoalatina.it. Il sindaco a cui la lettera era indirizzata era Sergio Di Raimo

 

Egregio Sig. Sindaco,
sto seguendo da comunissimo cittadino tutte le scambio di vedute inerenti all’edificazione del monumento al nostro compatrono San Lidano d’Antena. Santo che gode piena devozione e venerazione del popolo di Sezze.
Si discute non del valore del significato della statua ma della sua collocazione in un luogo mirabile che non può essere alterato della sua panoramica e ridotto dalle dimensioni dell’opera.
I cittadini chiedono solo la difesa del belvedere che hanno ereditato e volutamente incontaminato dalle passate generazioni. Voglio solo ricordare che la tutela dei centri storici, in quanto beni culturali, trova fondamento
in Italia nell’art. 9, comma 2 della Costituzione, il quale sancisce che “la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico artistico della Nazione”, norma che, anche per la sua disposizione tra i principi fondamentali, attribuisce alla tutela di questi beni le pubbliche amministrazioni. Mi sorge utile ricordare, in parallelo a quanto formulato nella legislazione nazionale, la chiara definizione di “centro storico” introdotta dalla Legge urbanistica della Regione Lazio 22
dicembre 1999, n. 38 “Norme sul governo del territorio”. Sono centri storici “gli organismi urbani di antica formazione che hanno dato origine alle città contemporanee. Essi si caratterizzano come strutture urbane che hanno mantenuto la
riconoscibilità delle tradizioni, dei processi e delle regole e sono costituiti da patrimonio edilizio, rete viaria e spazi inedificati”.
Durante gli anni della ricostruzione del dopo guerra vi sono stati nel nostro territorio dei peggioramenti e delle manomissioni innegabili, dovuti a mio parere per debolezza dei pubblici poteri nei confronti di privati cittadini.
La mancata cura dell’ambiente, della conservazione del valore storico, culturale, architettonico, hanno causato l’insorgere delle condizioni di deterioramento, di decadimento e di rovina.
Già sin dal 1960, sorgono questi principi: rispettare le cose del passato che possono valere di esempio e rappresentano un’epoca. Ma la nostra cittadina non ha curato minimamente questi avviamenti ha asfaltato le vie e i vicoli, ieri pavimentati con selci. Nel 1973 ci siamo dotati di un PRG con norme tecniche ben precise e l’art.31 zona A centro storico recita testualmente: 1°) Tutta la zona di cui al titolo è sottoposta al vincolo di conservazione dello stato attuale in tutte le parti che lo compongono (case, strade, piazze, edifici pubblici ecc.) per mantenere il carattere dell’ambiente architettonico e urbanistico. “2°) nella zona A l’attuazione del PRG deve avvenire esclusivamente mediante Piani Particolareggiati.
Sono trascorsi 46 anni e di questi piani non si è mai parlato. I cittadini residenti nel centro storico non hanno potuto neppure allargare le porte delle loro stalle, cantine e magazzini per rimetterci la loro automobile e mettere mano alle loro abitazioni, compresi i sottotetti. Questa è la principale causa dell’abbandono del centro. Ancora una volta si vuole dissentire da queste norme urbanistiche? Spero di no. Non prendere la questione a “braccio di ferro” consultati e ragiona da primo cittadino. Tutti possiamo sbagliare. Grave è il perseverare.

Prego San Lidano di illuminarti ad un ripensamento che gioverà al Santo Patrono e alla cittadinanza. La statua può, secondo le norme urbanistiche, essere posta fuori dalla perimetrazione urbana. San Lidano sarà contento lo stesso. Sarà solo dispiaciuto per l’abbandono degli archi che portano il suo nome e felice di non aver causato una discordia paesana.

Cordiali saluti.
Vittorio Accapezzato

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