Il tempo chi me lo rende, il viaggio Sezze-Rimini in 12 ore

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Mi compare di sorpresa una foto di tanti anni fa, intorno agli anni ’80. Una foto ingenua di mare che ricorda un viaggio in “alto mare”.

La foto ritrae me e mio “fratello” Dammiano in una spiaggia di Rimini. Per noi un viaggio non esotico ma di più. Ci andammo con l’intento di “rimediare” qualche gentilezza femminile, tornammo intonsi come alla partenza, in mezzo tanta ingenua presenza.

La macchina era una R4, giù di carrozzeria, i soldi pochi quindi autostrada esclusa. Scavalcammo gli Appennini con un coraggio che il cuore ci batteva a mille.

Sezze-Rimini 12 ore e forse più, persi tra le montagne più di una volta ma fisso il sorgere e tramontare del sole. 12 lunghe ore, la macchina viaggiava leggermente sterzante a destra: la prendemmo obliqua la via che ad un certo punto si fece più tratturo che strada.

Una volta lì? Che vi debbo dire era uguale a stare qui, le ragazze non ci filarono molto, anzi direi niente e il viaggio che ci doveva iniziare alla vita continuò, semplicemente, la nostra vita.

In spiaggia tutti mostravano i fisici, parlavano di avventure che Maro Polo era un tranquillo e noi non eravamo quasi usciti mai.

Di gente erano piene le strade, le ragazze bellissime, i fighetti inguardabili ma li guardavano più di noi che più che farci vedere evitavano la vista. Antiche remore che vengono a chi, come noi, aveva da “scontare” secoli di esclusione e i pass per l’inclusione non erano previsti.

Ci consolammo a birra, poi al ritorno ci rendemmo conto che comunque avevamo visto uno specchio di mondo e tutto sarebbe stato un altro mondo, con il dubbio che le ragazze ci avevano guardato ma eravamo noi che non avevamo visto. Con questa consolazione al bar narrammo di incredibili conquiste a cui nessuno ha, giustamente, creduto mai.

Ora a riguardare la foto un poco sbiadita non mi pare che eravamo così male, insomma il tempo ci ha fatto cosi belli e forse ora credo che quella ragazza al bar che guardava verso di me non leggeva il prezzo del cremino Motta nell’insegna di latta, ma guardava propri me (Dammiano dice che, invece, ce l’aveva con lui).

Così andarono le cose in quel viaggio verso non la fine del mondo, ma verso dove iniziava il mondo.

Da Sezze a Rimini in 12 ore

Nella foto, non ridete, io e “fratel Damiano”: Enzuccio non ci i semo portato senno ci fregava tutte le femmine, Amaretto escluso per la medesima ragione

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