L’egemonia culturale setina dimenticata e quale treno prendere: l’affaire Statuto
La storia del mancato “sostegno” del comune di Sezze alla diffusione del libro di Francesco Petrianni sullo statuto comunale di 500 anni fa avrà sicuramente qualche ragione di stizze, di ripicche. se metto in discussione due setini avrai almeno mille ragioni per dar ragione ad un altro che non è nella discussione e poi passa il solito che ti dice ma… ma il problema è un altro e questo non è niente. Lo dico non per escludermi ma per includermi. Ma questo livello di discussione è sterile, inutile. Invece è interessante legare gli eventi: a Sezze si presenta un libro sulle regole comunitarie del 1547, a Latina festeggiamo un treno a motore (la littorina) del 1934, coinvolgendo la fondazione Ferrovie e con una incredibile pompa magna.
Possibile che non mettiamo in relazione quel treno che ferma a Latina e questo libro che ha “fatto” non un viaggio di 60 chilometri ma una vita di 500. Legge il mio articolo Annamaria Bilancia, sindaco di Priverno, un sindaco di una intelligenza e praticità rare che mi parla del lavoro fatta dall’amministrazione del suo paese, inizia Mario Renzi, per recuperare lo statuto della città con il lavoro di don Giuseppe De Nardis (tra l’altro mio professore al liceo, quando studiavo) e della pubblica presentazione fatta del lavoro con copie donate ai cittadini che hanno partecipato, presentava Isabella De Renzi (setina e mia studentessa quando insegnavo).
C’era un progetto, anni fa, un progetto dei socialisti pontini (mannaggia sta malattia che mi porterò alla morte) che era la “Città Pontina”, fare di Latina nel piano la città del commercio, dell’impresa, ma fare il suo centro storico nei lepini, fare la sua radice culturale nei lepini. Contro Latina città europea dei democristiani e contro Latina-Littoria della destra. La prima se ne fregava di questi monti, la seconda li considerava passato senza fiori, i socialisti, i laici, volevano evitare la periferia nel mondo o ideologica.
Gli statuti e il treno, alla stazione di Sezze potevi prendere o il treno veloce, la littorina che a 130 chilometri l’ora, ti portava a Roma sulla Roma-Napoli via Formia, con la puzza di nafta ed era questione di minuti, o prendevi il vapore era un viaggio di ore: Tufette, Bassiano-Sermoneta, Ninfa, Doganella, Cori, Giulianello… Questione di tempo ma a Sezze potevi scegliere.
Ecco l’errore di non presentare quel libro, da lì potremmo dire che se il treno va veloce è che noi nel 1540 scrivemmo come vivere, come vivere civili. L’errore è una Sezze che si autocompiace in se stessa e non guarda intorno e dall’intorno viene schiacciata. Sezze o torna a usciree da se stessa o non sarà più se stessa.
Di queste cose sarebbe bello parlarne, intorno ad uno statuto con il sindaco in prima fila e… essere la testa di Latina e del piano dove il treno ti porta a stare o un treno da cui salutare per non tornare.
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