Lo statuto di Sezze che “Sezze” non vuole: il gran rifiuto di Lidano

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Si è messo a cercare, a scavare, nella memoria, non di un uomo, ma di una comunità (del resto comune e comunità hanno tanto in “comune”).

Francesco Petrianni ha riportato alla luce e in italiano le regole del comune di Sezze, roba del 1547, un filo che spiega (o potrebbe) anche il groviglio di oggi, i nodi.

Opera meritoria, opera da sostenere come si mettono i soldi in famiglia tutti per salvare l’album di foto di nonno che stanno per “perire” uccise dal tempo. Petriani ne fa un libro.

Invece? No, a Sezze il Comune decide che non è il caso di sostenere quel testo. Ritiene cosa non “rilevante” quel libro, quello statuto è “scaduto” come se Sezze non fosse popolata da antica gente ma condannata al suo presente.

Come se dicessimo, tra qualche secolo, che lo Statuto Albertino non è da ricordare in una Italia riuscita ancora a restare e la Costituzione poi fu inutile carta straccia che manco un libro vale.

A Sezze si presentano tanti libri, il Comune è attento a presentarli, se ne cura, ma quello di Petrianni no. Il Comune non è curioso della sua storia comune. Perchè? Non c’è alcun mistero semplicemente si pensa che altra letteratura è più importante.

Che mille fiori fioriscano che mille scuole gareggino, diceva un vecchio poema cinese ripreso da Mao. Sarebbe bello che anche il fiore del libro sullo statuto setino fiorisse a Sezze e magari si cominciasse a discutere da quello statuto di 500 anni fa per vedere che statuto fare oggi. Sarebbe bello iniziare a parlare di una “riforma istituzionale” setina, ma di questo al Comune non v’è interesse. Scivolone di Lidano? Direi che è rovinato a terra dopo un passo inelegante.

Ma c’è sempre possibilità di rimedio e magari si potrebbe fare una presentazione con il sindaco con tanto di fascia tricolore ad onore di una città che si “governa” da 500 anni per il bene comune con regole certe e scritte. Perchè è brutto che Sezze non vuole il suo Statuto, suona male.

 

CHE DICE IL LIBRO

(testo dal sito Diari di Palude)

L’antico Statuto della città di Sezze, adottato nel 1520 e dato alle stampe nel 1547 per i tipi di “Mastro Antonio Blado Asolano calcografo del Santissimo Papa”, viene oggi ristampato per la prima volta tradotto dal latino in lingua italiana, grazie al meticoloso lavoro di Francesco Petrianni, con il titolo originale “Statuti e Costituzioni della Città di Sezze”. Laureato in Filosofia, giornalista pubblicista, Petrianni è stato per molti anni dirigente del settore cultura del comune setino, da sempre impegnato nella valorizzazione delle tradizioni locali, tra i promotori del restauro e della riorganizzazione dell’Archivio Storico comunale. Un lavoro lungo e impegnativo, frutto di un progetto dell’associazione culturale “Le Decarcie”, che riprende il nome dagli antichi rioni di Sezze, patrocinato dalla Compagnia dei Lepini e sostenuto dalla collaborazione del personale dell’amministrazione comunale di Sezze, delle Biblioteche setine e dell’Archivio storico comunale

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