Essere o apparire, antico dilemma
Dissesto o non dissesto ?
Di pochi giorni fa l’ annuncio del Sindaco Lidano Lucidi di voler ricorrere al piano di riequilibrio pluriennale di bilancio, possibilità introdotta dal legislatore a supporto degli enti locali prossimi al dissesto.
Si decide di adottare questa misura straordinaria quando si è convinti di essere di fronte ad una situazione di squilibrio strutturale di bilancio . Tanto grave da non poterla risolvere con i normali strumenti di amministrazione ordinari. Senza però voler ricorre al dissesto finanziario, ben più invasivo per la vita amministrativa di una città.
Questo atto amministrativo generato dall’ente locale deve avere come presupposto cardine l’ approvazione del bilancio di previsione e dell’ultimo rendiconto di gestione. Preso atto in Consiglio Comunale dello stato di insolvenza dell’ente, con successiva deliberazione si approvano materialmente i contenuti del piano. Che deve per forza di cose prevedere, oltre ad una dettagliata pianificazione per l’estinzione dei debiti nei tempi prestabiliti, l’adozione di misure strutturali atte ad evitare il riformarsi di tali disfunzioni.
Il piano così presentato solitamente si concretizza in un arco temporale a medio-lungo termine (può durare anche più consiliature). Esso è determinato dall’ entità delle cifre accertate; nei primi anni di attuazione ci saranno restrizioni con un incidenza maggiore rispetto poi agli anni successivi.
In amministrazione controllata
Tutto il procedimento dovrà necessariamente essere portato all’ attenzione della Corte dei Conti, la quale eserciterà un costante e continuo monitoraggio sull’ osservanza assoluta dei parametri stabiliti e per tutto il tempo risultante. La possibilità di ricorrere al pre-dissesto, oltre a presentare minori ripercussioni in termini di restrizioni, permette la continuità dell’ azione politico-amministrativa della città. Il tutto è però vincolato a precisi e rigidi parametri. La stima iniziale della massa passiva da ripianare dovrà essere il più possibile attendibile e veritiera, così come il successivo, rigoroso rispetto delle linee guida emanate.
In caso di diniego e respingimento della Corte dei Conti del piano, o di fronte ad una ipotetica e reiterata irregolarità contabile riscontrata in fase di controllo, il ricorso al dissesto finanziario sarà inevitabile.
Normalmente, tra le cause accertate che concorrono al dissesto, vi sono:
- la scarsa capacità di riscossione dei tributi
- un continuo scostamento nei bilanci tra previsioni e incassi
- la tendenza a sovrastimare quanto dovuto rispetto a quanto incassato
- il sistematico ricorso alla anticipazione di cassa utilizzato per le spese correnti
- i famigerati debiti fuori bilancio.
Tra i parametri di bilancio necessari al contenimento dell’ indebitamento (fermo restante l’ obbligo di erogare i servizi essenziali e nel rispetto assoluto del patto di stabilità):
- la riduzione della spesa per il personale
- revisione dei costi delle società partecipate
- rimodulazione delle aliquote delle tariffe dei tributi
- limiti alla possibilità di indebitamento
- alienazione patrimoni pubblici
- ridotta disponibilità economica per servizi di manutenzione pubblica per tutto il periodo di durata del piano.
L ‘Ente potrà avvelersi anche della possibilità di accedere ad una apposita anticipazione ( Fondo di rotazione), che potrà assicurare stabilità finanziaria restituibile in 10 anni. Questo però comporta un restringimento ancora maggiore di alcune misure quali:
- la riduzione delle spese del personale
- di quelle per trasferimenti e servizi
- il blocco totale dell’ indebitamento.
la richiesta di riequilibrio autentico spartiacque?
Sarà allora interessante conoscere l’entità e la portata delle misure strutturali previste nel piano di riequilibrio che si intenderà adottare. Misure che faranno capire, più di ogni annuncio, la reale direzione e capacità amministrativa di questa amministrazione. Di fatto si comprenderà la vera discontinuità che si intende dare rispetto alle politiche del passato.
Quando sarà depositata la documentazione necessaria per approntare il piano di riequilibrio, forse avremo anche più chiara la natura e l’ origine della mala gestione. Potremo dare una volto e una precisa collocazione a questa entità un po’ astratta che aleggia da tempo nei pensieri di molti cittadini, ritenuta responsabile di tutte le malefatte. Partendo dal presupposto, assolutamente soggettivo, che ognuno di noi assegna e valuta le varie responsabilità in base alle proprie simpatie e convenienze politiche.
Naturalmente questa storica decisione, che avrà non poche ripercussioni nella vita pubblica e per le tasche dei cittadini già normalmente tartassati, non sarà da tutti condivisa.
Il bello della diversità di vedute.
Aldilà di come la si vuol far passare, permane la sensazione di una sorta di latente ammissione di inadeguatezza rispetto all’ enormità del compito, quasi che si volesse gettare la spugna. Si percepisce la costante impressione di versare in un approssimativo stato confusionale, in totale assenza di linee guida. Stigmatizzando l’illusione di chi pensava che il consenso ottenuto potesse sopperire alla inesperienza amministrativa, trasformando automaticamente brave persone in capaci amministratori: un conto è denunciare le malafatte altrui, altro è affrontare i problemi del paese.
Sarebbe bastata una maggiore consapevolezza dei propri mezzi derivata da una pregressa esperienza amministrativa per evitare il ricorso a tali strumenti invasivi e straordinari? C’erano ancora i margini per un tentativo di risanamento attraverso la normale prassi amministrativa?
A maggior ragione in una stagione, quella dei finanziamenti europei del PRNN, che potrebbero dare non poco ossigeno alle affannate politiche locali.
D’ altronde c’è chi invece, forte dei numeri risultati, bolla senza appello e come incapaci di gestire la cosa pubblica i rappresentanti delle passate amministrazioni. Identificati come assoluti responsabili dello stato attuale delle cose e accusandoli di aver rinviato l’ inevitabile “mettendo la polvere sotto il tappeto per troppi anni”
Eppure non erano mancate le opportunità
Bastava seguire con un po’ di attenzione la vita politica nella passata consiliatura, per rendersi conto che queste tematiche erano quotidianamente analizzate e portate a dibattito pubblico. In modo critico e documentato dalle minoranze.
Un opposizione sempre puntuale nell’ incalzare una maggioranza che era pur consapevole delle difficoltà strutturali e finanziarie in cui versava l’ente. E identificando tra le pregresse gestioni della SPL le maggiori responsabilità, evidenziandosi anche dall’ attuale amministrazione per diversità di vedute sull’ argomento.
Consapevoli che queste tematiche erano già state ipotizzate, ci saremmo spaventati di meno all’ apertura di quei famigerati faldoni, risparmiandoci qualche mese di immobilismo amministrativo.
E dire che un aiutino dall’ interno questa maggioranza l’avrà pure avuto, visto che ha deciso di avvalersi delle competenze di chi era sicuramente presente nelle precedenti gestioni amministrative.
Il tempo saprà giudicare
Chi avrà ragione? Differenti amministrazioni avrebbero fatto ricorso agli stessi strumenti? Come sempre la verità sta sempre nel mezzo. Ma una cosa è certa: spetta a chi ha ottenuto la legittimazione popolare l’ onere di decidere quale sia la strada migliore da intraprendere per il rilancio e il risanamento.
Sarebbe stimolante, se non ci fosse di mezzo il benessere e la tutela di migliaia di cittadini, assistere da spettatori interessati. Non vorrei però che il paese, in assenza di una reale visione dell’ insieme, venisse utilizzato come banco di prova per trovare conferma alle proprie teorie magari un po’ futuristiche e azzardate.
Un augurio quindi a questa amministrazione, e di riflesso all’ intera città, che si accinge ad un passo difficile e non privo di pericoli, con la speranza che questa sia veramente l’ unica strada percorribile.
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Giovan Battista Moraldo
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