La fuga dai paesi e la perdita delle proprie origini

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Sempre più persone e soprattutto giovani scelgono di lasciare il proprio paese d’origine, spesso non ritenuto come luogo adatto per realizzare i propri sogni. Ma è veramente così? I paesi non hanno più nulla da offrire? Certamente le scelte politiche e le associazioni di volontariato giocano un ruolo importante in questo senso e la valorizzazione o meno di un territorio contribuisce al suo sviluppo e alla sua crescita in tutti gli ambiti, incluso quello sociale.

Scelta volontaria o indotta?

Molte potrebbero essere le motivazioni per trasferirsi in una grande città o addirittura all’estero: il lavoro, gli studi e la voglia di aprirsi a nuovi orizzonti. Tuttavia il legame con la propria terra natale, con gli affetti e le amicizie d’infanzia costituisce spesso un buon controbilancio e si sceglie di restare. Quest’ultima scelta, però, non è quasi mai incentivata né dai conoscenti né dalla comunità, desiderosa di novità ma incapace di auto-rinnovarsi. Le scelte politiche a favore del territorio, dei giovani e dello sviluppo sono decisamente limitate. Anche da parte delle autorità dei borghi è poco sentito il dovere di lasciare in eredità alle generazioni future un paese migliore: dovere senza il quale tutte le altre iniziative perdono di significato.

Scena del film Brooklyn in cui la protagonista, irlandese emigrata negli USA, sente nostalgia di casa

Sezze: perdere il paese significa perdere la nostra identità

Anche la nostra cittadina negli ultimi decenni, seppur in maniera minore rispetto ad altre realtà, ha vissuto e sta vivendo un periodo di perdita in termini non solo demografici ma anche turistici, economici e sociali. Il centro storico, cuore del paese, è senza dubbio poco valorizzato e scarsa è la presenza di associazioni, perlopiù a carattere volontario, volte alla rivitalizzazione delle antiche tradizioni e del territorio. “La tradizione non consiste nel mantenere le ceneri ma nel mantenere viva una fiamma” affermava il politico francese Jean Léon Jaurès. La custodia del dialetto, della cultura, della gastronomia e del paesaggio è la chiave per lo sviluppo e per il turismo: non si può pretendere che il turista apprezzi, infatti, quello che gli abitanti non apprezzano. La scuola, le istituzioni e le libere associazioni dovrebbero farsi promotrici di questi valori e far capire l’importanza delle origini, fondamentali per l’identità di ognuno.

Peppalacchio e Peppa, personaggi tipici del Carnevale setino

La collaborazione con i comuni limitrofi

I progetti e le iniziative dovrebbero rientrare all’interno di un disegno di più larghe vedute che coinvolga anche i paesi limitrofi. Si punterebbe, così, a diffondere le ricchezze naturali e culturali del territorio lepino. La stessa vicinanza con luoghi come Ninfa o il Circeo sarebbe un vantaggio per il turismo e uno stimolo in più per il paese. Per quanto riguarda i paesi collinari, solo con un progetto che comprenda tutti e a lungo termine si potrebbe pensare, sempre che lo si voglia, a un futuro migliore e a una vita attiva dei piccoli centri. In questo senso si sono mosse negli ultimi anni alcune associazioni come la Compagnia dei Lepini, che organizza incontri di sensibilizzazione e visite guidate. È però necessario credere nella potenzialità delle nostre zone e dei cittadini, molti dei quali desiderano ancora vivere appieno il loro territorio.

Logo della Compagnia dei Lepini
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