Agrivoltaico, questo conosciuto
Il futuro nelle rinnovabili
Puntare sulle rinnovabili è un obiettivo dichiarato da tempo, dell’Europa e di conseguenza dell‘Italia.
La crisi climatica prima e lo spettro di una improvvisa interruzione della fornitura del gas russo (dal quale dipendiamo all’ incirca per il 40% del fabbisogno), hanno fatto dare una drastica accellerazione alla svolta Green già annunciata dal PNRR; provvedimenti del Governo sono in atto per snellire e semplificare le procedure, al fine di conseguire un maggiore impatto delle rinnovabili sul nostro consumo energetico.
Tra gli obiettivi quello di coinvolgere maggiormente l’agricoltura: oggi si punta sempre più agli ampi spazi a disposizione del comparto agricolo.
Legambiente indicava, in un report intitolato “Agrivoltaico: le sfide per un’Italia agricola e solare”:
“una possibile stima di circa 300 milioni di metri quadri di pannelli da collocare a terra, per un ingombro totale di oltre 70mila ettari. Una superficie pari allo 0,6% del suolo agricolo italiano attualmente utilizzato. Col rischio però che, affinché la produzione di energia sia più produttiva, si concentri la produzione di pannelli su terreni molto vasti, considerati sacrificabili.”
Vecchi metodi, nuove direzioni
Negli anni passati a realizzare impianti nei campi agricoli erano soprattutto società che non avevano sicuramente come obiettivo quello della salvaguardia della produzione agricola. Non è raro imbattersi in immense distese di pannelli, in terreni definiti marginali e abbandonati, non più coltivabili e ottimizzati alla sola produzione di energia.
Ecco che per evitare il proliferare selvaggio di tali realtà si rende necessario un intervento legislativo.
Tra le tecnologie a disposizione c’è sicuramente l’agrivoltaico, cioè il giusto compromesso tra produzione di energia e produzione agricola. Con uno dei vari decreti semplificazioni dell’anno scorso, il Parlamento ha dato una prima definizione di agrivoltaico.
“incentivi per quegli impianti che adottino soluzioni innovative con montaggio dei moduli elevati da terra, in modo da non compromettere la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale”, limitandoli solo ai casi che prevedano“la contestuale realizzazione di sistemi di monitoraggio che consentano di verificare l’impatto sulle colture, il risparmio idrico, la produttività agricola per le diverse tipologie di colture e la continuità delle attività delle aziende agricole interessate”.
Tutto bene, dunque? Non proprio.
L’installazione dei pannelli fotovoltaici nei terreni agricoli continua a far discutere, alla luce soprattutto degli importanti investimenti previsti dal Pnrr e dai decreti semplificazione.
Il rischio che ognuno presenti progetti propri e che con gli enti locali decidano in base alle esigenze del momento, è altissimo; come non sono da escludere possibili manovre di pura natura speculativa.
In un momento in cui il reddito agricolo sta calando anche per l’aumento dei prezzi delle materie prime, gli stessi agricoltori sono tentati a cedere sempre più spazi; purtroppo è già in corso una “caccia” da parte delle multinazionali dell’ energia, con corpose cessioni di terreni coltivabili.
Ecco che il pericolo di compromettere interi territori, perdendo per sempre produzioni importanti a causa di una massiccia concentrazione di pannelli fotovoltaici, è reale.
Cosa fare allora? Sicuramente incentivare il passaggio all’ agrivoltaico. Ma questo tipo di tecnologia prevede investimenti importanti, sicuramente superiori rispetto a quelli dei cosiddetti impianti “a terra”. E non possiamo certo pretendere di caricarli tutti sulle spalle di un settore già in affanno e in difficoltà.
E allora largo a incentivi e sostegni economici, sgravi e semplificazioni burocratiche, il tutto accompagnato da efficaci politiche locali.
Il maggior reddito derivante dalla produzione di energia permetterebbe di coniugare le esigenze energetiche e la sostenibilità ambientale. Questo andrebbe a favore del comparto agricolo, contribuendo al mantenimento delle zone rurali incontaminate evitando le solite speculazioni.
Intere superfici abbandonate e non più coltivate per la loro bassa redditualità potrebbero essere recuperate, incrementando la produzione di colture tradizionali e tipiche dei territori; gli agricoltori diventerebbero produttori di energia, non dimenticando però che la principale attività del comparto agricolo sarà quello di produrre cibo.
La linea del governo
Innanzitutto serve quindi una sorta di regolamentazione nell’ interesse della preservazione del proprio territorio. Provvedimenti che facciano chiarezza su quali aree siano idonee e quali no ad ospitare gli impianti fotovoltaici e di che tipo. Sono in atto già in molte regioni mappature che permetteranno di individuare zone ritenute più adatte.
Il Ministro della transizione ecologica,Cingolani ,In un recente intervento in Parlamento:
“noi dobbiamo aiutare la nostra filiera agrofood a essere energicamente autonoma. Quindi dobbiamo mettere in campo tutto ciò che possiamo: i tetti, i capannoni e così via. E in più dobbiamo favorire l’agrivoltaico.
Ci sono tre possibilità: mettere i pannelli a terra occupando terreno agricolo, e per noi questa strada non va bene perché dobbiamo evitare le speculazioni; l’altro modello di agrivoltaico è quello alto, dove sotto i pannelli passa l’uomo, adatto soprattutto ai vigneti; e poi c’è il terzo modello, quello più tecnologico, con strutture molto alte dove sotto ci passano pure i trattori e i pannelli hanno strutture wireless e regolabili. In quest’ultimo caso la speculazione non converrebbe, perché si tratta di impianti molto costosi”.
Regole chiare per regolamentare l’accesso agli incentivi quindi, a patto che che la produzione di energia non prevalga su quella agricola. Via libera agli impianti con configurazioni variabili, in modo da occupare una limitata porzione del terreno dell’azienda, tutelando la destinazione ad uso agricolo dei suoli.
I provvedimenti
A marzo è stato pubblicato il bando che destina 1,5 miliardi per il “parco agrisolare”, cioè l’installazione dei pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici ad uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale; destinatari dei fondi i coltivatori diretti, imprenditori agricoli e imprese.
Il Ministero delle Politiche Agricole spiega che ” l’obiettivo è quello di sostenere gli investimenti per la realizzazione di impianti in ambito agricolo, con una grande attenzione al consumo di suolo”.
Altri 1,1 miliardi dedicati allo sviluppo delle nuove tecnologie, a patto che la superficie aziendale coinvolta non ecceda il 10% del totale. In questo modo si sono volute recepire le istanze delle categorie di riferimento, Coldiretti in testa, riguardo la preoccupazione per tutela del settore agricolo.
Di diverso parere però, gli ambientalisti, con Legambiente che afferma che:
“il limite del 10% rischia in realtà di affossare totalmente solo l’agrivoltaico, che invece è la soluzione ideale per conciliare coltivazioni e produzione di energia. Il decreto finirà poi per penalizzare le aziende agricole medio-piccole. Così come non risolve il problema degli impianti fotovoltaici a terra, perché potranno essere comunque costruiti, senza incentivi, anche sul 100% del terreno”.
Quella dell’agrovoltaico è quindi la strada da percorrere?
Sicuramente opportunità da cogliere, consapevoli del forte impatto che questi provvedimenti possono avere per il nostro paese; il rilancio economico passa irrimediabilmente attraverso il comparto agroalimentare, essenziale per tutta la filiera produttiva, turistica e enogastronomica.
Il settore agricolo va quindi fortemente sostenuto, così come vanno tutelate e preservate le tante produzioni di eccellenza del nostro territorio. Alla politica la responsabilità di impedire qualsiasi speculazione che rischierebbe di deturpare intere aree; compito di tutti è di vigilare per evitare che i soliti furbetti, interessati al solo profitto, possano distruggere un intero ecosistema.
About Post Author
Giovan Battista Moraldo
Altri articoli
Pina Cochi commissario Lega a Sezze
“In bocca al lupo alla collega e amica Pina Cochi, nominata commissario della Lega nel comune di Sezze da parte...
La passione spiegata per conoscenza e l’amore mai sazio
Come mi spiegarono la passione. Fu una lezione strana di cui si incaricò mia nonna Pippa. Seriamente mi porto alla...
Espone Marco Pascarella
Il Gruppo Arte Libera, guidato dall'artista Tiziana Pietrobono, torna a proporre artisti dal marcato spessore culturale. Dopo un anno in...
Fernandez: investiamo nelle attività storiche
Nota assessore Lola Fernandez In qualità di Assessore alle Attività Produttive e allo Sviluppo Locale del Comune di Sezze, sono...
Lucidi a caccia di evasori
Nota del sindaco di Sezze I Il Comune di Sezze ha deciso di intensificare la sua lotta contro l'evasione fiscale,...
Don Anselmo e’ morto, il suo segno nella fede setina
Don Anselmo Mazzer e' morto ieri. È stato per quasi 30 anni l' anima della Chiesa setina, ha fatto da...