Sezze città dei bambini
Il progetto «La città dei bambini» nasce a Fano nel maggio 1991, da una idea di Francesco Tonucci, con un preciso intento politico: promuovere il cambiamento del parametro di governo della città, assumendo il bambino al posto dell’adulto, lavoratore, che si sposta in automobile. I bambini assumono un ruolo attivo nel processo di cambiamento, partecipando concretamente al governo e alla progettazione della città e riappropriandosi dello spazio urbano. Il progetto ha come naturale interlocutore il sindaco e la sua giunta poiché sono interessati e coinvolti dalla sua trasversalità tutti i settori dell’amministrazione.
I bambini sono coinvolti ad assumere un ruolo attivo nel processo di cambiamento della città e del rapporto tra città e cittadini, perché sono “competenti”. Lo sviluppo cognitivo del bambino avviene fin dalla nascita. Nasce “competente” e dispone immediatamente di nozioni, valori e criteri di valutazione che ne orientano l’esperienza (Juul, 2001) e che diventeranno via via più ampi e complessi attraverso la sperimentazione del mondo circostante.
Sin da subito, essi sono esseri sociali, collaborativi, pronti e in grado di comunicare. Nella prospettiva di una “Nuova Sociologia dell’Infanzia” i bambini sono soggetti attivi, in grado di influenzare e di essere influenzati dall’ambiente in cui vivono, capaci di interpretare i loro bisogni ed esprimerli.
È quindi attraverso i loro occhi che possiamo vedere una città migliore, e ripensare un contesto urbano che sia più adeguato a loro e a tutti i cittadini. Ascoltare i bambini significa infatti dare voce alle esigenze di chi è stato “sottovalutato” nell’ideazione della città, significa aprire un punto di vista innovativo per rifondare su logiche ed equilibri diversi una città nuova.
Uno strumento di autonomia e forza
La mobilità dei bambini, simile fino a qualche decennio fa a quella dei loro genitori, oggi è quasi scomparsa, mentre quella degli adulti è aumentata enormemente. Ma sono mobilità di tipo ben diverso. I bambini non possono uscire in strada proprio perché i genitori si muovono troppo in auto e rendono così la città pericolosa. Negare ai bambini e alle bambine l’autonomia non è tuttavia solo un danno per la loro formazione, è anche un danno sociale: la presenza di bambini nelle strade le rende più frequentate, aumenta il controllo comune, intensifica scambi, relazioni e tessuto sociale e quindi aumenta la sicurezza.
I bambini e le bambine che si muovono da soli a piedi:
- Sono generalmente più sani dal punto di vista fisico, perché fanno movimento;
- Mostrano maggiore capacità di concentrazione durante le lezioni;
- Sviluppano una migliore conoscenza ambientale, capacità di orientamento e capacità di sistematizzazione delle conoscenze (mappe mentali);
- Sviluppano un più alto grado di socialità e riducono il rischio di solitudine e isolamento;
- Acquisiscono una maggiore capacità di problem solving, cioè di “cavarsela” nelle situazioni di difficoltà o incertezza;
- Sviluppano un maggiore senso di responsabilità e sicurezza perché godono della fiducia di chi gli sta intorno;
- Se possono passare il proprio tempo libero giocando in maniera autonoma con i loro amici e amiche sviluppano maggiore capacità di autorganizzazione, maggiore creatività, capacità di pensare e realizzare progetti;
- la diminuzione degli accompagnamenti di bambini e bambine in auto comporta la diminuzione del traffico veicolare generale, degli incidenti stradali, in particolare nei dintorni delle scuole, e dell’inquinamento atmosferico;
- le strade frequentate da bambini e bambine che si muovono a piedi diventano strade più sicure e piacevoli da percorrere. Con l’aumento dei pedoni aumenta la percezione della sicurezza, la solidarietà sociale e diminuisce il rischio di fare brutti incontri;
- i genitori e gli altri adulti di riferimento normalmente utilizzano una buona parte della giornata per accompagnare/ritirare/aspettare i bambini e le bambine durante le loro attività. Tempo che invece potrebbe essere impiegato più proficuamente per momenti di qualità da trascorrere insieme.
La mobilità dei bambini negli anni ’80 a Sezze.
Negli anni ’80 ho frequentato le scuole elementari in via Puglie a Sezze Scalo. Ogni mattina mi recavo a piedi a scuola in piena autonomia partendo da via Veneto e percorrendo tutta via Piemonte. Insieme ai compagni di scuola si arrivava all’intersezione con Corso della Repubblica dove un vigile urbano ci faceva attraversare il tratto stradale più rischioso. Così all’andata e al ritorno. Abbiamo avuto la libertà e la possibilità di sperimentare la nostra autonomia ad un’età compresa tra i 6 e i 10 anni. Età dei miei figli oggi. Quando racconto loro che andavo a scuola da sola, mi rendo conto di essere osservata con occhi increduli e penso come sia cambiata la nostra società. Abbiamo voluto blindare le nostre paure con l’illusione di avere certezze. In realtà siamo molto più fragili e quell’educazione all’autonomia sembra essere un miraggio.
Basterebbe uno sforzo collettivo e una riflessione in termini culturali per cambiare il corso delle abitudini (sbagliate) che pian piano sono diventate normalità e quotidianità.
La creatività e l’accesso all’arte rende un uomo libero.
“La creatività è un atto democratico” e ” la conoscenza di un’opera d’arte deve essere accessibile a tutti perché tutti devono avere lo stesso uso dei linguaggi non perché tutti siano artisti ma perché nessuno sia schiavo”
Parole pronunciate da Bruno Munari, importante punto di riferimento di molti designer e di studiosi pedagogisti che lavorano a stretto contatto con i bambini e con il mondo che rappresentano.
Il bambino come unità di misura per una città accessibile a tutti
Se una città è a misura di bambino va bene per tutti. E se non va bene per i bambini, non va bene neanche per i disabili di ogni genere. Se ci si pone questo obiettivo ed ogni azione viene focalizzata sul parametro di misura dei più piccoli, sarà difficile sbagliare e si porranno le basi per organizzare città sostenibili e vivibili per tutti.
La necessità di spazi a misura di bambino
Per i motivi elencati e per mille altre ragioni, abbiamo la necessità di ripensare i nostri spazi a misura di bambino. Inoltre, non vanno perse le occasioni per sperimentare giornate di vita e di gioco all’aperto con i piccoli cittadini.
Una iniziativa da citare è sicuramente quella che si svolgerà la prossima domenica 8 maggio a Sezze dal titolo Bimbinbici.
Alle 10:00 appuntamento in Viale dei Cappuccini per fare una passeggiata in bicicletta con i più piccoli con la speranza di non vedere un’automobile in circolazione.
https://www.lacittadeibambini.org/
Articolo di Rita Palombi
Altri articoli
La zuppa? Te la “racconta” Roberto Campagna
(NOTA COMPAGNIA DEI LEPINI ) Realizzata da Roberto Campagna su incarico della Compagnia dei Lepini, verrà presentata sabato prossimo a...
Ora pro Nobis, viaggio esoterico al vespro
Era un rito sul far della sera quando l' aria fredda. Vespero si fa vedere in cielo e il rito...
Ma che Fede ho? Quella della compagnia
Che Fede ho? Io credo che il mondo intorno sia figlio di nonni curiosi di curiosità dei loro nonni e...
Il Comune di Priverno capofila del Comitato Locale per l’Occupazione
Il 31 Ottobre È stato presentato presso la Sala delle Conferenze dell'Istituto CERSITES dell'Università La Sapienza di Roma, Polo di...
La scatola di mamma
Davanti a me, sul tavolo, mia madre posa una vecchia scatola di metallo. Ha settant’anni, logora, scolorita, i segni del...
Halloween e la tristezza di chi non ama la festa
Halloween offende i credenti? Siamo invasi da barbari americani? Ogni anno chi si ostina a sentirsi unto di tradizione accusa...