L’appartenenza

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La volontà di trasformare pezzi di territorio, si concretizza solo dopo aver compreso quali siano i processi che definiscono i nuovi parametri sulla qualità della vita delle comunità che lo abitano.

Tali standard qualitativi sono il risultato di uno studio che porta a conoscere lo “stato di salute” in cui versa il nostro paese. Diventa così necessaria un’analisi per comprendere la causa che, in tanti anni, ha impedito una pianificazione programmata per gestire le trasformazioni urbane a cui abbiamo assistito.

Centro storico

Se osserviamo il centro storico di Sezze, è evidente rilevare che lo svuotamento delle abitazioni da parte dei setini, ha lasciato la possibilità a tanti stranieri, soprattutto rumeni, di trovare “dimora” . Non sempre questi luoghi si possono paragonare ad abitazioni dignitose perché in molti casi ci si adatta dentro spazi poco luminosi e poco areati.

Inoltre, con il passare degli anni, la convivenza e l’integrazione non hanno avuto un processo di sedimentazione organico e naturale tanto che, negli ultimi tempi, si sono accentuate e acutizzate le differenze culturali minando equilibri di convivenza civile che dovrebbero essere garantiti da regole certe e diritti inviolabili. La tensione è sfociata anche in un episodio di violenza nei confronti di un cittadino rumeno da parte di due giovani italiani per poi assistere alla sospensione di due agenti di polizia locale che avrebbero dovuto farsi garanti delle regole e della carta costituzionale che c’ha reso un paese emancipato. Invece, da quello che abbiamo letto sui giornali, pare che abbia prevalso il silenzio di fronte a tanta violenza.

Tutto questo è paradossale se pensiamo che proprio l’agglomerato urbano del centro con la sua stratificazione storica, potrebbe essere paragonato al cuore pulsante della cultura di un popolo. Purtroppo, viviamo una grave crisi identitaria e ci misuriamo con fenomeni di spopolamento dei centri storici senza capire cosa debba essere tale nucleo per una media cittadina come Sezze.

Scalelle della Piazza
Piazza del Pesce

Macchia di leopardo e svalutazioni immobiliari

In termini generali, siamo colpiti da una importante svalutazione immobiliare perché da una parte le caratteristiche degli edifici non rispondono ai parametri energetici e sismici e dall’altra, la numerosa dislocazione dei fabbricati a macchia di leopardo sull’ampio e complesso territorio setino, sono lontani dalla logica di pianificazione urbanistica che serve a garantire la qualità di vita degli abitanti. E’ ormai in crescita esponenziale il fenomeno di vendita di molte proprietà, basta osservare i numerosi annunci presso le agenzie immobiliari o visibili sugli stessi edifici del centro storico.

Vista aerofotogrammetrica

Sezze, ha una duplice chiave di lettura, quella di essere centro storico con le caratteristiche di piccolo comune e quella di grande paese con le difficoltà gestionali di una media cittadina.
All’espansione edilizia, autorizzata o sanata, su una vasta area, non è seguita un’offerta dei servizi da parte della pubblica amministrazione di pari estensione.

E proprio quel disordine degli aggregati edilizi, influenza negativamente la qualità della vita che si manifesta proporzionalmente all’impossibilità di accedere ai servizi pubblici. Ecco allora che la raccolta porta a porta dei rifiuti diventa onerosa ed articolata al punto da non garantirne l’efficienza da parte della partecipata. I parametri non miglioreranno se continuiamo a pensare di chiudere il ciclo integrato entro i confini del perimetro comunale.

Di fronte ad un paese “invisibile” non ci si chiede come arrivare a far emergere il sommerso e così, tutta la Toponomastica e la numerazione civica non viene redatta o, peggio ancora, rimane chiusa nei cassetti dell’Ente così da evitare di affrontare la situazione edilizia diffusa nei vari quartieri del perimetro comunale.

Palazzo del Vescovado

Il rapporto tra uomo e ambiente e l’appartenenza

Solo con l’analisi dei fenomeni sociali e culturali di un popolo, si possono comprendere le dinamiche che hanno generato la (dis)organizzazione territoriale che viviamo oggi. Il rapporto tra uomo e ambiente misura il grado di appartenenza, culturale e civico di una comunità a quel territorio. Nella stessa ottica, si possono evidenziare le criticità da superare per favorire i processi di trasformazione della città. Ecco che, osservando lo stato di degrado in cui versa il nostro paese, l’appartenenza assume un significato sbiadito, alle volte perduto ma, inevitabilmente da recuperare se si vuole ricucire l’infranto.

Dove magari un giorno molto presto
Io finalmente possa dire: "Questo è il mio posto"
Dove rinasca non so come e quando
Il senso di uno sforzo collettivo per ritrovare il mondo
Giorgio Gaber
Ex Ludoteca Orso Rosso in via del Castello

Un piano regolatore sociale come strumento di regola della convivenza civile

Il recupero edilizio ed urbano, non può prescindere dal concetto di rigenerazione sociale. Lo strumento di analisi e programmazione cardine è il cosiddetto Piano Regolatore Sociale, grazie al quale si conoscono i bisogni e si promuovono politiche per rendere accessibile la città a tutti. Uno strumento che permetterebbe di coinvolgere le parti sociali in una co-progettazione, con l’obiettivo di comprendere le condizioni di vita di tanti “invisibili”. Le regole vanno considerate come un principio inviolabile dei diritti e dei doveri . E’ fondamentale tenere in piedi gli equilibri di convivenza per promuovere i principi di equità e di sostenibilità, senza i quali ogni intervento spot calato singolarmente sul territorio genera ulteriore degrado e malessere perché non inserito in una visione generale.

 

Articolo di Rita Palombi

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