Ada, Ninetta e mia nonna Settimia

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Le donne forti le riconosci quando le incontri, puoi vederle in quelle donne che sembrano invincibili, abituate come sono a non piangersi addosso. Sono quelle che hanno imparato ad affrontare a testa alta qualunque sfida il destino le riservi, pronte a cavarsela con le proprie forze. A volte potranno sembrarti fredde o addirittura antipatiche, quasi incapaci di provare dolore. Loro invece soffrono quanto e più delle altre ma da quel dolore, riescono a trarre forza e si rialzano sempre, per sé stesse e per coloro che amano.

Non importa da dove vengano o quale sia la loro estrazione sociale o la loro storia, le donne forti sono tutte uguali. Sono guidate dalla loro resilienza e dalla loro grande dignità.

E così le storie di tre donne, apparentemente tanto diverse, ecco che possono leggersi con la stessa chiave, quella della loro consapevole forza.

Voglio raccontarvi allora di Ada, di Ninetta e di mia nonna Settimia.

Ada Natali

La “maestra Ada” nacque a Massa Fermana (AP) alla fine dell’Ottocento, dove il padre era sindaco. Nella sua famiglia la cultura era importante per gli uomini quanto per le donne e così Ada prese il diploma. Iniziò dunque ad insegnare, sia ai suoi scolari che ai contadini analfabeti della zona. Più tardi, si laureò in Legge a Macerata.

Ada Natali

Ada prese parte alla Guerra di Liberazione nelle file della Resistenza marchigiana e nel 1946 venne eletta Sindaca, lei, una donna. Si dedicò alle politiche sociali, istituendo le colonie per i bambini, soprattutto i più poveri, che diversamente non avrebbero neanche avuto un pasto giornaliero garantito. Nel 1948 fu eletta alla Camera dei Deputati e continuò a battersi per i diritti dei più deboli e soprattutto delle donne operaie.

Non deve essere stato facile essere donna ai tempi di Ada! Lei che sicuramente fu avvantaggiata dall’ambiente familiare ma che dovette comunque “guadagnarsi sul campo” il rispetto della società dell’epoca.

Sicuramente dobbiamo ringraziarla per il suo coraggio e la sua determinazione.

Ninetta Bartoli

Donna Ninetta Bartoli nacque anch’ella alla fine dell’Ottocento, nel borgo sardo di Borutta (SS). Era una nobile, certo una privilegiata, che però non volle dedicarsi al ricamo né al fare figli. Ebbe la possibilità di studiare, di far crescere la propria coscienza civica e sentì forte in sé la consapevolezza che ogni donna dovrebbe avere la facoltà di scegliere, di governare la propria vita.

Alle elezioni della primavera del ’46, Donna Ninetta fu eletta Sindaca, un primato che, per pochi giorni, sembra abbia sottratto proprio ad Ada Natali. Si impegnò in opere di filantropia, ma soprattutto volle essere parte attiva del futuro delle donne, sganciandole dallo stereotipo dell’epoca e proiettandole verso un futuro di consapevolezza.

Ninetta Bartoli Ninetta Bartoli

Mi affascina Donna Ninetta, altera nei suoi abiti tipici dell’epoca eppure tanto moderna.

Nonna Settimia

La mia nonna Settimia era nata agli inizi del secolo scorso da una famiglia di contadini. Era una donna forte e orgogliosa che doveva aver ricevuto in dote, alla nascita, una grande dose di resilienza.

Della sua infanzia non so molto ma l’ho sentita tante volte raccontare invece del suo grande amore.

Da giovanissima, sposò un bel ragazzo con il quale “parlava” nei suoi ultimi giorni di vita.

Nonna Settimia rimase vedova a soli 19 anni. Una peritonite si portò via suo marito che fu sepolto a Roma, nel cimitero del Verano, togliendole anche la possibilità di piangere sulla sua tomba.

Così nonna rimase sola, analfabeta e con una figlia piccolissima da crescere. I tempi erano quelli che erano e lei non ebbe altra scelta che subire le pressioni della famiglia e risposarsi.

Arrivò cosi nonno Giuseppe, vedovo e padre di tre figli. Non so quasi nulla di quegli anni. A quarant’anni nonna Settimia ebbe però una figlia, la mia mamma, a cui dovette dare il nome della defunta prima consorte di nonno.

Dopo cinque anni, Giuseppe, malato da tempo, se ne andò e nonna si ritrovò di nuovo sola. Nel frattempo la casa si era svuotata dei figli. Deve essere stato allora che nonna Settimia decise di prendere in mano la sua vita e viverla con e per la piccola figlia rimasta.

Non sapeva né leggere né scrivere nonna Settimia, eppure ogni giorno, prima dell’alba, prendeva l’autobus e andava a Roma a vendere, nelle case delle ricche signore, quei prodotti della sua terra che erano tanto apprezzati.

È andata avanti così per anni, con l’obiettivo che quella sua figlia “della maturità” crescesse e studiasse. Per lei era fondamentale che Oliva si diplomasse e si rendesse economicamente indipendente e di conseguenza, libera di scegliere per volontà e mai per necessità.

Quante volte, nei pomeriggi trascorsi davanti al camino, ho sentito nonna Settimia raccontarmi con orgoglio di sua figlia, orfana di padre, eppure diventata “maestra”.

Era ormai molto anziana la mia nonna e non camminava più ma mentre parlava i suoi occhi si illuminavano e sembrava quasi ergersi dritta, sostenuta da tutta la sua grandezza, fatta di forza, coraggio e tanta dignità.

Nonna aveva sempre un antico detto per ogni occasione ed io, oggi, voglio condividere questo:

“Chi si rispetta sa come farsi rispettare, chi si stima sa come farsi stimare”

…e mi sembra ancora di sentirla mentre lo dice!

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