I racconti di Gattino/ La ciociara che va a Caserta
L’uomo più colto che ho incontrato nella mia vita? Mio nonno Lidano di certo.
Lui sapeva cose del mondo che erano segreti tra lui e il mondo e me ne fece dono. Quando andò via, aveva un impegno con il Signore che, tra l’altro, si presentò anche in ritardo, un ritardo che per nonno significò tante pene, pensai che il mondo sarebbe finito. Per me lui era il mondo.
Mi insegnò che le cose della vita non sono la vita, ma anche accanto mille cose che senti ma non vedi. E’ la luna che non si capisce come gioca con le piante ma decide come germogliano i semi. Nonno mi spiegò la luna: ma come fa a decidere di portar bambini su questa terra e tutti intorno al suo giorno (che poi è notte). Mi insegno a non credere alle parole, ma a sentire le cose. A pensare che quando stai solo mica è vero.
Mi prese la mano e mi fece sentire la foglia ruvida dei fagioli che si arrampicavano sulla canna: “vedi, daranno frutto, ma attento che graffiano”, io già avevo un taglio. La sua mano carezzò la foglia con la mia dentro dal verso che si deve per avere la conoscenza che si poteva. Mi portò al pozzo di acqua zolfa, odore di uovo da morire, e spiegò: non è l’apparenza che conta, ma il dissetarsi quando hai sete. “Nonno, ma puzza”. “No, odora e dice la verità”. L’ho bevuta era fresca e faceva meno caldo.
Mi parlava di spiriti, di folletti, di storie di chi se ne era andato e di tanto in tanto tornava e si sedeva accanto.
Ogni tanto me lo ritrovo, vicino. Sta lì che mi dice che le cose tornano, come viaggatori che rincasando hanno mirabilia da dire. E mi spiegò che tornavano per amore, solo per questo. E gli amori sono tanti, lui non ne praticava alcuno ma era capace di tutti. Mi piaceva una canzone, che mi cantava, che parlava di una ciociara che andava a Caserta con una ciocia rotta e una spaccata… ridevo alla disgrazia del suo viaggio e lui la ripeteva. sarà strano ma ogni tanto sento in testa la canzone della ciociara e del suo viaggiare.
Direte ma che stupida canzone, sciocca certo ma vi dice “viceverso” che il viaggio ha bisogno di scarpe, ma che se si deve partire si parte comunque anche se sarà dolore, anche se sanguinerai.
Nonno ma come era sta ciociara? Era bellissima ma non mi disse mai come. Il baro se l’era inventata ma così vera da essere vera. E mi diede un consiglio: tu guardala negli occhi.
O ma è bella Caserta… Sì ci stava un Re, ma le dame amavano i contadini.
Quelli come noi nonno? Quelli che uccideranno il Re
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