Natale e la lezione dei tortellini in brodo
L’ albero di Natale mi viene storto, non mi viene come si conviene e resta come se gli mancasse qualcosa. Ecco, il nodo: cosa manca all’albero di Natale? Fa freddo e questo ha il suo gioco, ci diciamo buoni e questo importa ma cambiano solo i panettoni. Io ne ho visti di Natale, e poi è arrivato, puntuale, Santo Stefano. Sono di quelli che scrivevano le letterine a papà in cartoline piegate in due e piene di brillantini per far sembrare ricco quello che era un onesto saluto al padre.
Sotto i tortellini in brodo era il posto della lettera con la scritta, ti voglio bene papà. Poi passava.
Il pranzo di Natale era veloce come quello di un giovedì qualsiasi ma era l’ albero storto e la mia lettera a fare la differenza.
Sulla lettera non scrivevo i regali desiderati ma sperava in quelli che sarebbero arrivati.
Ma il miracolo, allora ero ignaro, era stare lì, stare a questo mondo con le sue possibilità, i suoi diversi modi di mangiare i tortellini in brodo. Papà lo beveva da cucchiaio il brodo, io lo lasciavo puntando al tortellino. Imparavi così, dal brodo e dai tortellini quanto era vario il mondo già dal tuo piccolo mondo. Il brodo di papà finiva a scaldare il suo stomaco, il mio con il pane a far felice il gatto, anche lui creature di Dio.
Il Natale è queste piccole cose, che alle grandi ci pensano le cose grandi, ci pensa la Storia. Che punta ci metto all’albero di Natale? Un fiocco bianco può bastare.
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