Luigi Di Rosa, un anniversario
Non erano tempi facili, la politica passava dalla utopia del riscatto alla rabbia sociale. Era il 28 maggio del ’76. Chi lo avrebbe mai detto che la tragedia della storia passasse qui, a Sezze. A Sezze non ci passi, ci devi venire. Vennero i fascisti, dovevano dire che anche qui … qui su non era finita con la tragedia maledetta dell’odio politico. Il tempo poi fa dimenticare, mette polvere alle cose, le cela, le rimuove. Colpe e assoluzioni si confondono.
Ma morì un ragazzo Luigi Di Rosa, aveva 21 anni. Non si muore a 21 anni, a 21 anni c’è dovere di vivere. Morì in una “guerra” che oggi neanche ha ricordi, morì per colpo di pistola sparato dai fascisti di Sandro Saccucci. Non si va al comizio con la pistola, come a 21 anni non hai appuntamento con la morte.
Ci hanno fatto un monumento a Luigi Di Rosa, un monumento che fu anche offeso, ma l’offesa maggiore credo sia questo dimenticare collettivo che fa di questa storia una storia lontana, come scritta in un’altra lingua. Il resto lo fanno i riti, i richiami a fare di quella sera una storia a parte, a latere. Dovrebbe, invece, essere identità collettiva di quel culto alla libertà e alla giustizia che faceva di Sezze un posto un poco speciale, un posto dove era tanta la fatica ma altrettanto il bisogno di cambiare, il riscatto
Luigi Di Rosa morì in ospedale, dopo ore di dolore andrebbero rammentate quelle ore in cui una comunità sentiva un ragazzo che cercava di rimanere. Non fu quella sera offesa una parte, fu colpita una comunità nel suo profondo, poi ciascuno cercò forse una esclusiva di parte e questo fu l’errore, forse, non c’era parte ma c’erano tutti i setini, ma i fascisti no, quelli no perchè la sopraffazione non è giusta mai.
Questa ferita mortale non si rimarginerà mai, il monumento a Luigi Di Rosa è stato offeso nel suo “fisico” ma anche nella indifferenza, un angolo di città è diventato, dovrebbe essere il cuore della sua identità.

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